26 Nov, 2025 - 17:33

Perché ci sentiamo sempre “in ritardo” rispetto agli altri

In collaborazione con
Samuel Kris Chinapah
Perché ci sentiamo sempre “in ritardo” rispetto agli altri

La sensazione di essere “indietro” nella vita è diventata così comune da sembrare normale. Lavoro, relazioni, studi, carriera: qualsiasi traguardo sembra raggiunto prima da qualcun altro. Soprattutto online, dove l’apparente successo degli altri appare ovunque in ogni momento della giornata.

L’effetto ottico dei social: vediamo solo le mete, mai il percorso

Nei social non sono mai mostrati i  tentativi, gli errori, le pause o i momenti di blocco. Si vedono solagli annunci: un nuovo lavoro, una casa comprata, una relazione stabile, un progetto andato bene.

Il problema è che il confronto è inevitabile. E quando osserviamo solo la versione “finale” della vita altrui, la nostra ci sembra lenta, insufficiente o confusa. Si crea così un’illusione: quella di essere gli unici a non avere un percorso lineare. In realtà, la maggior parte dei percorsi è fatta di fasi invisibili, è solo che nessuno le  pubblica.

Un ritardo che non esiste (se non nella nostra mente)

La pressione di “arrivare prima” non nasce dalla realtà, ma da uno spazio digitale che amplifica i successi e cancella le difficoltà. Eppure la vita non è una gara e non ha un tempo standard: ognuno ha ritmi, possibilità e traiettorie diverse. Capire questo non elimina il confronto, ma lo rende più umano. La sensazione di ritardo non è un fallimento: è solo un effetto collaterale della visibilità continua.

A cura di Samuel Kris Chinapah

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