La sensazione di essere “indietro” nella vita è diventata così comune da sembrare normale. Lavoro, relazioni, studi, carriera: qualsiasi traguardo sembra raggiunto prima da qualcun altro. Soprattutto online, dove l’apparente successo degli altri appare ovunque in ogni momento della giornata.
Nei social non sono mai mostrati i tentativi, gli errori, le pause o i momenti di blocco. Si vedono solagli annunci: un nuovo lavoro, una casa comprata, una relazione stabile, un progetto andato bene.
Il problema è che il confronto è inevitabile. E quando osserviamo solo la versione “finale” della vita altrui, la nostra ci sembra lenta, insufficiente o confusa. Si crea così un’illusione: quella di essere gli unici a non avere un percorso lineare. In realtà, la maggior parte dei percorsi è fatta di fasi invisibili, è solo che nessuno le pubblica.
La pressione di “arrivare prima” non nasce dalla realtà, ma da uno spazio digitale che amplifica i successi e cancella le difficoltà. Eppure la vita non è una gara e non ha un tempo standard: ognuno ha ritmi, possibilità e traiettorie diverse. Capire questo non elimina il confronto, ma lo rende più umano. La sensazione di ritardo non è un fallimento: è solo un effetto collaterale della visibilità continua.
A cura di Samuel Kris Chinapah
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