Non è sovranista, è più identitario come provvedimento –ha affermato Povia-. C’era già nel 2005 una proposta che arrivava da grandi nomi della musica italiana e che io avevo firmato, quindi qualcuno c’è arrivato prima della Lega. Proponevamo di passare il 50% di musica italiana in radio. Ma in ogni caso, le radio sono in gran parte aziende multinazionali, trasmettono ciò che vogliono in base agli scambi, quindi la musica italiana passerebbe comunque attraverso la raccomandazione. Ti do la metà delle edizioni delle mie canzoni e tu mi trasmetti, ti do la percentuale sulla vendita dei dischi e tu mi trasmetti. Addirittura ci sono radio che fanno anche produzioni complete, quindi spingono i loro artisti. Ovviamente ci sono quei pochi brani che vengono trasmessi solo perché sono belli, ma tutto il resto della musica è business, è amicizie, è conoscenze dirette con gli editori. Questa proposta è in linea con i discorsi della Lega: prima gli italiani, sicuramente agli italiani questa proposta può far piacere. A me piaceva ad esempio più quando in Serie A c’erano massimo 3 stranieri e il calcio era più bello. Secondo me quello che ha creato il caos è questo grande libero mercato esagerato senza pietà che contribuisce a cancellare le identità e quindi le tradizioni. Il ricco è più libero, il povero è meno libero, ma se questa cosa qui è diventata il dominio del mondo, il servo e il padrone sono dalla stessa parte. Quindi non puoi neanche lottare contro il mercato, puoi solo assecondarlo, servi e padroni ormai lottano per la stessa cosa. Quando si parla di portare qualcosa di più italiano, in questo caso nella musica, dobbiamo fare i conti con un mercato parallelo, in questo caso digitale dove ormai i ragazzi attingono da itunes, da spotify perché ce l’hanno sul telefonino che tra l’altro arriva dall’estero. Quindi l’estero arriva con la piattaforma digitale. Ecco perché dico che il sovranismo non è soltanto il recupero della moneta, il sovranismo è soprattutto crescere i giovani attraverso le università per fargli studiare gli hardware, i software, le piattaforme digitali, perché altrimenti quelli che studiano al liceo classico si ritroveranno senza lavoro, senza nulla togliere al liceo classico.
Quando ho vinto io contava il voto popolare. Mi ha fatto ridere Selvaggia Lucarelli che ha scritto: vi ricordo che quando c’era il voto popolare vinceva Povia. Col voto popolare il popolo si sente un po’ più coccolato e considerato. Mahmood si è ritrovato una vittoria perché la giuria tecnica ha spostato il voto verso di lui, ma poi vincono sempre i primi 3 o 4 perché poi passano per radio, la vittoria è simbolica. Io sono favorevole al voto popolare dato che quando contava io vincevo. Ho fatto quattro Sanremo, due con Bonolis, uno con Panariello e uno con la grandissima Antonella Clerici. C’era grande simpatia con loro, erano tutti della stessa scuderia, può darsi fossi simpatico al loro manager.
Non mi pento, lascerei tutto così com’è. Ho ricevuto un sacco di mail di psicologi e psichiatri a livello mondiale, che mi hanno fatto capire come su questo argomento gli studi siano generici e per uno studio fatto ce n’è un altro che lo contraddice. Alcuni psicologi mi scrivevano ‘fascista’, ‘omofobo’, e altri mi scrivevano ‘Hai scritto in 4 minuti quello che noi non riusciamo a dire da 40 anni’. In realtà io cantavo la storia di una persona, sapevo che avrei diviso, ma che mi avrebbero chiuso un po’ di porte non lo sapevo.
Credo che al critico musicale dia fastidio il cantautore che pensa e tratta certi argomenti in musica, magari li spiega durante la settimana di Sanremo, il critico si sente un po’ sorpassato, quindi il cantante dovrebbe sempre far finta che l’argomento non sia il suo, gliel’hanno messo in bocca, lui lo canta ma poi vuole andare a divertirsi e a mangiare lo zucchero filato. Quando il critico vede nel cantautore una persona che pensa è più soggetto alla critica, quando invece vede un cantautore alla ‘scusate se esisto’, allora probabilmente quel cantautore va avanti.
Non sussisteva neanche il problema, vedo una grossa perdita di tempo. Ovviamente non si dovrebbe bloccare una nave per giorni, però non vedo questo grande problema. Salvini doveva dare un segnale, visto che l’immigrazione è un tema a costo zero quello che ha sempre promesso cerca di farlo.