Silvio Berlusconi sarà il candidato alla Presidenza della Repubblica di tutto il centrodestra. Con questo messaggio si è concluso il vertice romano di Villa Grande, residenza romana del leader forzista, che così incassa un appoggio (non così certo) da parte della coalizione. Sono servite due ore e mezza di faccia a faccia, ma alla fine tutti sono concordi sul nome di Berlusconi: dal numero due di Forza Italia Antonio Tajani a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, fino al leader di Coraggio Italia Luigi Brugnaro, a Maurizio Lupi di Noi con l'Italia e ai presidente e segretario dell'UDC Antnio De Poli e Lorenzo Cesa. Fra i presenti al conviviof anche Gianni Letta, che secondo molti potrebbe essere figura meno divisiva, rispetto al padrone di casa, per il Colle.
Una nota concisa, che invita di fatto il Cavaliere a scendere in campo: "Il centrodestra, che rappresenta la maggioranza relativa nell'assemblea chiamata a eleggere il nuovo capo dello Stato, ha il diritto e il dovere di proporre la candidatura al massimo vertice delle istituzioni. I leader della coalizione hanno convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l'alta carica con l'autorevolezza e l'esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono. Gli chiedono pertanto di sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta".
Gelo totale. Profonda Siberia per il Partito Democratico e per il Movimento 5 Stelle, che con i rispettivi leader rispondono con un sonoro no all'ipotesi Berlusconi al Quirinale: "Ripeto quello che ho sempre detto, il candidato deve essere unitario e non divisivo. Non deve essere un capo politico, ma una figura istituzionale" il commento di Enrico Letta. Alcune fonti anonime interne al Nazareno invece parlano addirittura di "amarezza e delusione", mentre già stamane diversi esponenti Dem avevano bocciato qualsiasi ipotesi su un Berlusconi al Quirinale. Giuseppe Conte è ancora più duro: "Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica è per noi un’opzione irricevibile e improponibile", il commento dell'avvocato pugliese affidato ai social.
L'ex alleato gialloverde Matteo Salvini però non ci sta: il segretario della Lega infatti, nel corso della mattinata, sbotta contro il centrosinistra al grido di "nessuno può dire «No, tu no» a Silvio Berlusconi. "Dopo 30 anni - afferma il leader del Carroccio - il centrodestra ha una occasione storica di fare una scelta di assoluto livello che non sia necessariamente di sinistra. Per 30 anni è stata la sinistra a dare le carte, diciamo che dopo 30 anni anche al Quirinale il centrodestra penso che abbia tutti i titoli, oltre che i numeri per fare la sua partita. Nessuno può dire a Berlusconi no, tu no" perché è stato Presidente del Consiglio per tre volte. Io sono al lavoro perché voglio dare agli italiani una immagine di efficienza".
La nota del centrodestra annuncia inoltre che tutte le forze politiche Lavoreranno per trovare le più ampie convergenze in Parlamento e chiedono altresì ai Presidenti di Camera e Senato di assumere tutte le iniziative atte a garantire per tutti i 1009 grandi elettori l’esercizio del diritto costituzionale al voto. Per questo ora tutti con la calcolatrice in mano: saranno i numeri a dare effettivamente la mappa dei favorevoli a un Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica. Come ricorda il Fatto Quotidiano, al momento il centrodestra ha 451 voti "sicuri" e, a partire dalla 4° votazione, allo schieramento ne basteranno 505 (50% +1 degli aventi diritto, ndr). Il centrodestra quindi ha già fatto filtrare una road map verso il Quirinale: una settimana di sondaggi e conteggi, cui seguirà un nuovo vertice congiunto.
"Nel confermare il reciproco rispetto per le diverse scelte in ordine al governo Draghi, i leader della coalizione concordano sulla necessità di un percorso comune e coerente, che va dalla scelta del nuovo Capo dello Stato alle prossime elezioni politiche, valorizzando anche le occasioni di convergenza parlamentare sui contenuti che da sempre sono patrimonio comune della coalizione, ancora il centrodestra congiunto. E, in questo senso, prosegue la nota, il nuovo Presidente della Repubblica deve garantire l’autorevolezza, l’equilibrio, il prestigio internazionale di chi ha la responsabilità di rappresentare l’unità della Nazione.
La battaglia per il Quirinale quindi è appena cominciata: appuntamento in Aula il 24 gennaio.
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