16 May, 2022 - 11:34

La Russia nega la via diplomatica ai combattenti dell'Azov

La Russia nega la via diplomatica ai combattenti dell'Azov
La Russia chiude ogni possibilità di negoziazione per liberare i militari del battaglione Azov intrappolati nell'acciaieria Azovstal a Mariupol. Un'unica via di uscita per Mosca, la resa incondizionata. Lo afferma Vladimir Medinsky, capo della delegazione russa ai colloqui con Kiev ha fatto capire le sue intenzioni: "I miliziani del battaglione Azov non possono essere oggetto di negoziati politici, sono veri e propri criminali di guerra".
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Tre ex militari britannici che si erano recati in #Ucraina per combattere da volontari a fianco delle forze di Kiev si troverebbero nell'acciaieria #Azovstal di Mariupol. Lo riferisce il Daily Express, spiegando che due dei quali avevano prestato servizio in Afghanistan.— Ultime Notizie (@ultimenotizie) May 15, 2022

Mariupol, situazione critica per i soldati dell'Azov

Insieme ai soldati ucraini del battaglione Azov, sarebbero bloccati nell'acciaieria Azovstal anche tre militari britannici. Tutti ex-membri dell'esercito del Regno Unito, a quanto si apprende da una fonte citata dal Daily Express, tabloid londinese. Seguendo la testimonianza della fonte, un veterano 34enne che si è aggregato alla Brigata internazionale Donetsk, i tre uomini hanno esperienze pregresse in Afghanistan. Tra l'altro pare che uno di loro sia anche un medico e stia aiutando a curare i combattenti feriti dalle dure giornate di guerra. A Mariupol la situazione è in stallo, con i russi ormai saldamente al comando della città fantasma distrutta dai bombardamenti. I parenti dei soldati rimasti intrappolati dentro l'acciaieria continuano a chiedere aiuti immediati alle istituzioni. Alcuni avrebbero addirittura paventato il soccorso del presidente cinese Xi Jinping, quale figura influente nei confronti del Cremlino. A testimoniare le difficoltà a cui sono costretti i soldati è la moglie di uno di loro: "Ormai hanno perso le speranze e si preparano alla battaglia finale. Difficilmente salgono in superficie, il più delle volte restano seduti nei bunker. Non hanno cibo, acqua, medicine e cure sanitarie, ci sono centinaia di soldati feriti che devono essere evacuati immediatamente per essere curati. Sono pessimisti, perché non c'è quasi speranza di salvezza. Si stanno preparando per l'ultima battaglia perché non credono in una soluzione diplomatica".
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Mattia Polver
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