Il 12 giugno non sarà solo il giorno delle elezioni comunali. Si voterà anche per i referendum sulla giustizia.
Il prossimo 12 giugno si voterà sul referendum della giustizia, sono cinque quelli che hanno passato il vaglio della Corte Costituzionale.
Nel valutare il complesso di questa riforma serve però una notazione politica. La riforma è infatti figlia di due genitori. Il primo è l’intervento molto duro, assolutamente inatteso, del Presidente della Repubblica nel suo discorso di giuramento. Il secondo è l’Europa dato che tra i compiti a casa che l’Italia ha da fare per poter ottenere la seconda tranche dei miliardi del Pnrr. Tra questi c’era appunto la riforma della Giustizia e del Csm.
Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente la questione delle cosiddette "porte girevoli". Una cosa buona ed attesa un po’ da tutto il mondo politico. È quindi vietato esercitare contemporaneamente le funzioni giurisdizionali nonché quelle legate a incarichi elettivi e governativi. Al contrario di quanto accade oggi. I magistrati potranno candidarsi ad elezioni politiche nazionali o locali. Ma non potranno farlo nelle regioni in cui hanno esercitato la loro professione nei tre anni precedenti il voto. E, per chi verrà effettivamente eletto, una volta concluso il mandato, non potranno più svolgere compiti giurisdizionali. Ma saranno messi fuori ruolo preso il Ministero della Giustizia o altre amministrazioni. La stessa sospensione di tre anni vale anche per chi si è candidato ma non è stato poi eletto.
Il quesito numero uno chiede se vogliamo abrogare la parte della Legge Severino. Questa prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi. Il secondo chiede di togliere la reiterazione del reato dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo. Per il terzo quesito si chiede di impedire ai magistrati durante la sua carriera di passare dal ruolo di giudice (che appunto giudica in un procedimento) a quello di pubblico ministero (coordina le indagini e sostiene la parte accusatoria) e viceversa. Poi c’è il quarto punti per la valutazione degli avvocati sui magistrati. Ovvero che gli avvocati, parte di Consigli giudiziari, possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità. La quinta scheda è sulla riforma del CSM. Che non ci sia più l’obbligo di un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura.
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