L'Osservatorio Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) lancia l'allarme sul possibile ricorso alle armi nucleari nel pieno della guerra in Ucraina. Stando al report pubblicato dagli studiosi, nonostante si assista a un leggero calo quantitativo degli arsenali, mai come in questo momento in rischio di una guerra nucleare è altissimo.
Da Stoccolma l'Osservatorio Sipri, che conduce ricerche sulla pace mondiale, afferma che il pericolo di un conflitto con armi nucleari non è mai stato così vicino dai tempi della Guerra Fredda. Tutto questo nonostante nel 2021 ci siano 375 testate in meno, riconducibili al disarmo di Russia e Usa. Già protagonisti della Guerra Fredda, Mosca e Washington sono i capofila della tecnologia, detenendo ben il 90% delle munizioni. Ma ciò che più preoccupa i ricercatori sono le dichiarazioni allo scoperto dei leader, a cominciare dalla Corea del Nord di Kim.
Anche la Cina, tuttavia, impensierita dal possibile avvicinamento degli Usa a Taiwan ha annunciato la realizzazione di 300 silos missilistici. Il fenomeno è parzialmente legato alla guerra in Ucraina, sia perché lo studio prevede che solo un'escalation potrà portare a un cessate il fuoco, sia perché gli alleati di Kiev continuano a rifornire l'Ucraina di armi. Viene dunque sconfessato l'intento pronunciato solo un anno fa, quando Francia, Russia, Cina e Gb si impegnarono per procedere a un progressivo disarmo.
Tra le nazioni che dispongono di un arsenale nucleare ci sono anche India e Pakistan, mai in rapporti amichevoli, così come Israele. La vicinanza geografica di queste nazioni, schierate in maniera abbastanza neutrale sul conflitto, rappresenta ugualmente un monito globale.
Oltre al report, gli esponenti del Sipri hanno espresso le personali argomentazioni. Hans Kristensen e Wilfred Wan, coordinatori del programma di distruzione di massa, hanno parlato così: