16 Jul, 2022 - 15:35

Covid, Cina nuovamente in ansia per tre cluster comparsi nel Paese, scattano i lockdown

Covid, Cina nuovamente in ansia per tre cluster comparsi nel Paese, scattano i lockdown

Come un cane si morde la coda, la Cina non riesce a uscire dall'incubo covid-19 in cui è precipitata durante il 2022. Dopo Pechino e Shanghai, messe in ginocchio da un durissimo lockdown, sono tre i distretti in cui è ritornata in vigore la strategia "Zero Covid" del Dragone.

Cina, molti dei positivi al covid-19 sono asintomatici

La Cina non riesce a vedere la fine del tunnel chiamato covid-19, nelle ultime 24 ore sono stati registrati 450 casi: il numero più alto da maggio. In accordo con la strategia adottata sin dagli albori, per circa 7 milioni di persone si torna al lockdown forzato. Molti dei casi riscontrati sono asintomatici, tuttavia il rigore e l'inflessibilità del governo centrale bloccano la popolazione dentro i confini domestici.

Nella primo semestre dell'anno il coronavirus aveva flagellato Pechino e Shanghai, mettendo di fatto in ginocchio l'intera Cina. Ora sono colpite dalle disposizioni restrittive tre aree meno "cruciali" per l'economia: Lanzhou (distretto di Gansu, Cina nord-occidentale), Beihai (distretto di Guanxi, Cina meridionale) e infine Wugang (distretto di Henan, Cina centrale). La situazione più delicata è quella di Lanzhou, megalopoli da 4,5 milioni di abitanti, mentre a Wugang un solo positivo ha messo in quarantena circa 900mila persone.

Gli effetti del virus sulla società

Le prime ripercussioni del ritorno del covid-19 in Cina si vedono sul Pil, cresciuto dello 0,4% nel secondo trimestre 2022. Difficile attendersi risultati diversi alla luce del blocco totale di Pechino e Shanghai, che complessivamente segnano un visto -17,6% su base annua. Il tutto nonostante solo 5 delle 31 contee registrino un calo del Prodotto Interno Lordo. C'è grande attesa e preoccupazione per il Congresso del partito comunista in programma nei prossimi mesi.

Ma se la decrescita economica è un fattore tangibile e preventivabile, molto più arduo era pronosticare la campagna di discriminazione generale nei confronti di chi ha contratto il coronavirus. Un vero e proprio accanimento che ha avuto come ambito di diffusione principale quello lavorativo, dove molti candidati sono stati scartati perché precedentemente positivi. Il primo ministro Li Keqiang promette pene severissime nei confronti di verrà scoperto adottare metodi discriminatori, in un momento storico nel quale la priorità deve essere contrastare la disoccupazione. Numerose le denunce finite in rete che hanno fatto scattare l'allarme nel Governo cinese.

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Mattia Polver
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