L'Europa brucia come non mai, il numero di incendi registrati da inizio anno non è mai stato così alto. Lo annuncia lo European Forest Fire Information Systemnella (Effis) per conto della Commissione Europea.
Dal primo gennaio al 16 luglio in Europa sono andati in fiamme 346mila ettari di verde, un'area pressoché sovrapponibile alla superficie della Valle d'Aosta: un danno ambientale causato dai 1.756 incendi fin qui registrati, un valore quattro volte superiore alla media degli ultimi 15 anni. L'area del Mediterraneo è stretta dalla morsa del vento e delle alte temperature, che superano stabilmente i 40 gradi centigradi. L'unica nazione il cui valore è inferiore alla media degli ultimi 15 anni (periodo preso come riferimento) è la Grecia, con 4mila ettari in fumo.
Guardando alle singole nazioni, il Paese dell'Unione più colpito dai roghi è la Romania: 149mila ettari andati in fumo dall'inizio dell'anno a causa di 735 grandi incendi, un dato estremamente significativo e record nella storia della nazione balcanica. La regione dell'Est Europa risulta complessivamente in grande emergenza, Croazia (28mila ettari), Bulgaria (8mila) e Ungheria (6mila). Si salva solo la Slovacchia con appena 300 ettari in fiamme.
Per quanto concerne l'Italia è la cronaca quotidiana a illustrare i numeri: 23mila gli ettari bruciati finora, non è record ma comunque si tratta di cifre abbondantemente sopra la media. Patisce moltissimo l'area del Mediterraneo, con Francia e Portogallo che fanno registrare valori analoghi a quelli tricolori (rispettivamente 26mila e 28mila), mentre la Spagna è la nazione con l'incremento percentuale più ampio (93mila ettari in fiamme, +402%). Secondo le agenzie di stampa iberiche, la temperatura media nell'ultima settimana ha superato i 40 gradi nei due Paesi, e anche in Francia la situazione è estremamente delicata. Prosegue incessante il lavoro dei Vigili del Fuoco, mentre le istituzioni corrono ai ripari per arginare gli effetti del cambiamento climatico.