Il padre biologico di Daniela Molinari ha accettato di sottoporsi al prelievo per la verifica della compatibilità. A giugno, la donna, malata di tumore, aveva lanciato un appello all'uomo, affermando: "Se lei è davvero mio padre, il suo sangue può perfezionare la mia cura".
Il presunto padre biologico di Daniela Molinari, l'infermiera 47enne di origini comasche malata di cancro che si era messa alla ricerca della madre biologica per fare il tracciamento del Dna necessario alle cure e che successivamente aveva cercato anche il padre per perfezionarle, ha risposto all'appello della donna per il prelievo di verifica della compatibilità.
Nei mesi scorsi la donna aveva lanciato un appello al padre, "se lei è davvero mio padre, il suo sangue può perfezionare la mia cura" con queste parole, Daniela Molinari aveva chiesto aiuto all'uomo.
Daniela è infatti, nata da una violenza e per curare il suo cancro aveva cercato e incassato un rifiuto da parte della madre che solo successivamente aveva acconsentito al prelievo di sangue, decidendo però di non incontrare mai la figlia. La donna aveva così potuto iniziare le terapie sperimentali negli Stati Uniti. Tuttavia, la malattia continua ad aggravarsi e ora, per perfezionare le cure, la donna ha bisogno anche del Dna del padre. "Il ragionamento è semplice aveva spiegato Molinari, servono tre tasselli per la cura, se due, il mio e quello di mia mamma non bastano, mi serve il terzo, quello di mio padre".
Molinari aveva detto di aver trovato il padre tramite una ricerca condotta da lei stessa e aveva deciso di rivolgergli un appello in tv. "Per la mia terapia è molto importante anche il suo Dna. Se lei è davvero mio padre, una provetta del suo sangue può perfezionare la mia cura. Sono solo malata, non voglio disturbare né lei né la sua famiglia". E ora a mesi di distanza da quell'appello il padre sembra aver accettato la richiesta di Daniela e si sottoporrà alle analisi per la compatibilità.
Daniela Molinari, è un'infermiera psichiatrica milanese che sta lottando da anni contro il cancro e per poter beneficiare di una cura sperimentale ha rintracciato dopo una lunga ricerca la madre biologica da cui era stata abbandonata in un orfanotrofio di Como nel 1973. Soltanto l'anno scorso ha dovuto faticare parecchio per convincere la donna, che voleva dimenticare quel periodo della propria vita, ad aiutarla e ora deve ripercorrere lo stesso doloroso iter anche con il padre.
Ottenere il nome e il numero dell'uomo non è stato affatto semplice. A giocare un ruolo fondamentale è stato un secondo cugino del padre, che ha 80 anni e vive in Francia. Gli amici di Daniela hanno parlato prima con le figlie di quell'uomo, che per mesi li hanno sostanzialmente presi in giro garantendo che avrebbero aiutato la donna nella sua ricerca ma che in realtà non hanno mai fatto nulla.
Così ad un certo punto Daniela si è fatta coraggio e ha composto il numero di telefono per parlare direttamente con il padre, "dal tribunale ho saputo tempo fa che mia madre avrebbe subito una violenza da lui, ma certo non mi sono presentata dandogli dello stupratore, sono stata molto gentile, ma lui non mi ha nemmeno lasciato il tempo di parlare, ho tentato di riassumere 47 anni della mia vita in dieci secondi prima che mi riattaccasse in faccia, ma non appena ha sentito la parola "padre" ha messo giù".
Così Daniela Molinari ha chiesto aiuto ai mass media nel tentativo di "smuovere la coscienza di quell'uomo" e adesso finalmente le sue richieste sono state accolte e l'uomo provvederà a eseguire le analisi che aiuteranno Daniela con le sue cure.