L'As Roma uscirà ufficialmente oggi dalla borsa. Si chiude quindi un era durata 22 anni, iniziata il 23 maggio del 2000, quando Franco Sensi, presidente del terzo scudetto e rimasto nel cuore di tutti i tifosi giallorossi, decise di posizionare circa 13 milioni di azioni (pari al 29% della società) sul mercato.
Ma cosa ci guadagna l'As Roma dall'uscita dalla borsa? Uno dei principali benefici sarà quello di avere minori costi derivati dal risparmio su quelli di quotazione, risparmio che è molto variabile e dipende da società a società, dall’organigramma, dal valore stesso della società e da altri fattori piuttosto variabili.
Gli altri vantaggi saranno legati dal non dovere più rispettare alcuni vincoli burocratici e di comunicazione imposti dalle normative sulla trasparenza inerenti a tutte le società quotate in borsa. Essere quotati impone alle società di rispettare tutta una serie di norme che incidono anche sulla comunicazione. Per evitare reati come l’aggiotaggio, ad esempio, le società quotate in borsa devono rendere noti in tutte le loro specifiche i contratti dei calciatori e di tutti gli altri dipendenti, quindi anche eventuali bonus, durata e commissioni.
In una piazza come Roma, il non dover più rendere pubbliche queste informazioni, tenendo riservate quelle che non vogliono essere rivelate, permetterebbe alla società anche di non dover rendere conto alla stampa per ogni spesa. Allo stesso modo non dover comunicare gli stipendi, potrebbe consentire di non avere gelosie tra i calciatori della rosa.