Gli effetti delle fughe di gas sottomarine nel gasdotto Nord Stream 1 sono per ora visibili in due modi: tramite le gigantesche bolle bianche che inondano il Mar Baltico e dando un'occhiata al prezzo registrato alla Borsa di Amsterdam.
Le autorità di Svezia e Danimarca, che sorvegliano l'isola di Bornholm ossia il punto in cui si sono registrate le esplosioni, già da ieri si sono messe al lavoro per ricercare le cause di un fenomeno anomalo nella sua frequenza così ravvicinata. Entrambe sono poi giunte a simili conclusioni: non può che trattarsi di un atto di sabotaggio.
La notizia viene poi ripresa dai giornali e da alcuni esponenti della scena internazionale. Ursula Von der Leyen si allinea all'ipotesi di sabotaggio per giustificare le fughe di gas:
La presidente della Commissione ha fatto sapere che è in stretto collegamento con il premier danese Frederiksen e con il primo ministro dimissionario svedese Andersson. Solo qualche ora prima il portavoce Tim McPhie aveva però ricordato come il capitolo Nord Stream fosse ormai da archiviare per l'Europa, in considerazione del volume sempre decrescente di flusso.
Ieri Gazprom, tramite la controllata Nord Stream, ha diffuso un comunicato in cui parla di "danni senza precedenti" e di tempi "incerti" per il ripristino dell'infrastruttura.
Anche dalla Germania, tramite il quotidiano Tagesspiegel, arrivano forti sospetti. L'associazione ambientale Deutsche Umwelthilfe ha invece diramato un'allerta per il passaggio di imbarcazioni nell'area, anche se non ci sarebbero rischi ecologici.
Il Cremlino, impegnato ieri sul dossier referendum in Ucraina, ha etichettato come "senza precedenti" quanto accaduto e ha richiesto "un'indagine urgente alle autorità competenti.
Fonti danesi, riconducibili al ricercatore Anders Puck Nielsen, guardano ai possibili risvolti: