Incrociano le braccia, indossando i loro camici bianchi. Si riuniscono in strada, come un grido di aiuto per il loro reparto. I medici e gli infermieri dell’urgenza si sono ritrovati a Roma, per invitare il neoministro della Salute Orazio Schillaci a prestare attenzione alla situazione dei comparti ospedalieri, pronto soccorso in primis, all’interno dei nosocomi nazionali. A lanciare la manifestazione è la Simeu, la Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza, che convoca l’adunata davanti al ministero della Salute, tornando a segnalare la critica situazione in cui versa la Sanità italiana e il sistema sanitario nazionale, in cui oramai mancano 3 medici su 10.
Molto spesso, secondo la Simeu, il Pronto soccorso è il reparto che più lavora in un ospedale: difatti, secondo i dati della società scientifica, l’82% dei pazienti che giungono nei reparti di urgenza ed emergenza vengono gestiti dalle equipe del pronto soccorso e dimessi entro 48 ore. Cui si aggiunge un altro 4% di pazienti che vi rimane in PS per oltre 2 giorni e poi dimessi. Su 20 milioni di pazienti, secondo Simeu 17milioni e 200mila sono a carico del Pronto soccorso.
Il messaggio è semplice: l’emergenza urgenza salva le persone, deve poter operare nelle migliori condizioni possibili. E nei pronto soccorso d’Italia sono cinquemila i medici dirigenti che mancano all’appello. Di questi, tre quarti non vengono sostituiti. Il posto del restante quarto invece viene occupato da camici che però non sono dipendenti dal sistema sanitario nazionale, andando a foraggiare ulteriormente anche il sistema del medico a gettone. Un sistema su cui è piombato anche l’occhio dell’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, che ha invitato il Ministero dell’Economia e quello della Salute a fissare una congruità di prezzi che, ad oggi, si tramuta in un esborso enorme per il sistema sanitario nazionale. Un SSN che la Simeu vorrebbe universalistico, equo e solidale.