A 16 anni di distanza dall'ultimo attentato, si riapre il caso Unabomber. La magistratura, nello specifico la Procura di Trieste, ha deciso di riaprire le indagini sull'anonimo dinamitardo, autore di 28 attentati con piccole quantità di esplosivo nascosto negli oggetti, verificatisi fra il 1994 e il 2006.
Tutto merito del giornalista Marco Maisano, autore, conduttore televisivo e podcaster, che ha presentato un'istanza in Procura insieme a due donne vittime del bombarolo, Francesca Girardi e Greta Momesso.
Maisano ha lavorato per mesi sul caso Unabomber. Visionati alcuni reperti custoditi al porto di Trieste, il giornalista ha riportato in auge alcune tracce che potrebbero essere degne di nota. Si tratta di un capello bianco, trovato su un uovo inesploso acquistato in un supermercato di Portogruaro nel 2000, e di due capelli e una serie di peli repertati recuperando un ordigno inesploso trovato in un vigneto, a San Stino di Livenza.
Secondo il giornalista, con i progressi fatti dalla scienza da questi reperti si potrebbero ricavare indizi importanti per le indagini. Sulla vicenda è intervenuto il procuratore capo Antonio De Nicolo, che ha accolto l'istanza presentata da Maisano.
Al tempo, era stato accusato degli attentati un ingegnere bellunese, Elvo Zornitta. La sua posizione fu archiviata nel 2016 dalla Procura di Trieste quando fu scoperto che la prova regina, un lamierino tagliato con una forbice sequestrata nel piccolo laboratorio annesso alla casa dell'ingegnere, era stata manomessa da un poliziotto, Ezio Zernar, poi condannato proprio per questo episodio.
Nella motivazione dell'archiviazione il pm Frezza ipotizzava che Unabomber non fosse una ma più persone.
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