14 Dec, 2022 - 18:15

Sospeso il braccio della morte per il manifestante iraniano 

Sospeso il braccio della morte per il manifestante iraniano 

Il giovane manifestante iraniano che era stato condannato a morte per le sue azioni durante le proteste per la morte di Mahsa Amini ha ricevuto una sospensione dell’esecuzione. In tribunale si è dichiarato "non colpevole".

Le accuse contro il manifestante iraniano 

Mahan Sadrat è stato uno dei quasi una dozzina di iraniani condannati a morte dopo essere stati accusati per reati capitali durante le proteste a livello nazionale scoppiate a metà settembre.

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Il mio cliente, Mahan, è stato salvato dall’esecuzione.

Ha annunciato l'avvocato Abbas Mousavi in un post su Instagram.

L'agenzia di stampa semi-ufficiale iraniana ISNA ha citato una dichiarazione dell'ufficio stampa della corte suprema secondo cui la condanna a morte contro Sadrat era stata "sospesa".

Mahan Sadrat, che ha poco più di 20 anni, è stato giudicato colpevole di "moharebeh" - o "inimicizia contro Dio" - un reato islamico della sharia che comporta la pena di morte in Iran. Secondo l'agenzia di stampa ufficiale iraniana IRNA, la sua condanna si basava sulle accuse di aver estratto un coltello, causando paura e insicurezza.

Stando i documenti del tribunale citati da IRNA, alla sua udienza in tribunale il 3 novembre, Sadrat si è dichiarato non colpevole dell'accusa di coltello, ma ha ammesso di aver dato fuoco a una motocicletta.

Le manifestazioni in Iran

L'Iran è stato preso dalle manifestazioni dopo la morte in custodia il 16 settembre di Mahsa Amini, una giovane iraniana che era stato arrestata per presunta violazione del rigoroso codice di abbigliamento del Paese per le donne. Da allora le autorità hanno effettuato migliaia di arresti in un giro di vite su quelle che considerano "rivolte". La magistratura iraniana ha affermato di aver emesso 11 condanne a morte in relazione alle proteste.

La scorsa settimana sono stati impiccati Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, entrambi di 23 anni, quest'ultimo in pubblico piuttosto che in prigione come è stato consueto in Iran negli ultimi anni.

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Giulia Danielli
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