18 Dec, 2022 - 11:59

Ue, approvata la riforma del carbonio: il differenziale ETS cresce al 62% entro il 2030

Ue, approvata la riforma del carbonio: il differenziale ETS cresce al 62% entro il 2030

L'Ue fa un altro passo in avanti nella rivoluzione green con l'approvazione della riforma per il mercato continentale del carbonio. Un accordo tutt'altro che scontato ma che marca ulteriormente la volontà di insistere nella transizione green come priorità dell'agenda dei Paesi membri.

Il confronto ha riguardato il Parlamento europeo di Strasburgo e i 27 Stati dell'Unione per oltre un giorno, fino alla sottoscrizione della bozza giunta in piena notte. Al centro c'è sempre il sistema ETS, meccanismo varato oltre quindici anni fa sulla progressiva riduzione delle emissioni inquinanti che consentirà ad alcuni membri di acquistare quote di emissioni in maniera legittima.

Riforma del carbonio, cosa dice lo studio di McKinsey

Il tema della riforma del carbonio era stata portata all'attenzione nel luglio 2021 dalla Commissione europea, con l'obiettivo di segnare un netto decremento nelle emissioni di gas serra (a cominciare dall'anidride carbonica). Nel comunicato si legge che le soglie di tolleranza sono state decisamente inasprite, portando al 62% il differenziale di impronta digitale da raggiungere nel 2030 rispetto al 2005, quando entrò in vigore il sistema ETS.

A proposito di impegno comune contro il cambiamento climatico, qualche giorno addietro la società di consulenza McKinsey ha predetto che L'Unione Europea potrebbe raggiungere la neutralità climatica con un costo netto nullo e al contempo creare un indotto occupazionale pari a cinque milioni di posti di lavoro entro il 2050. I motivi di una tale visione non sono diversi da quelli riassunti nell'introduzione: leadership nella transizione energetica, programma ambizioso di decarbonizzazione, investimenti nell'energia pulita. Ma questa maxi rivoluzione implica un ripensamento dell'intera filiera, e dunque la creazione anche di una manodopera specializzata in nuovi ambiti. Si stima che nel 2030 saranno impiegati circa un milione di lavoratori solo per la costruzione degli impianti centralizzati, a cui si aggiungeranno i sistemi decentralizzati, il potenziamento e l'interconnessione tra le varie fonti e strutture.

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Mattia Polver
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