Harvey Weinstein, ex produttore cinematografico di alcuni film indipendenti tra cui "Pulp Fiction", è stato considerato colpevole del reato di abusi sessuali dal Tribunale di Los Angeles e ora rischia una condanna per un periodo compreso tra 18 e 24 anni di carcere.
L'ex co-fondatore di Miramax si trova inoltre già dietro le sbarre per lo stesso reato, contestatogli dalla Corte di New York nel 2020. Le ripetute accuse nei suoi confronti si fecero sempre più copiose e insistenti, costringendo il consiglio di amministrazione a licenziarlo dalla Weinstein Production nel 2017.
Sono almeno 7 le donne che hanno accusato Weinstein di abusi sessuali, di cui tre non hanno visto riconosciuto in Aula il loro trauma: si tratta di Jennifer Siebel, moglie del governatore della California Gavin Newsom, della modella e sceneggiatrice Lauren Young, e di una donna che ha preferito rimanere anonima. L'attuale condanna inizierebbe a essere scontata dopo l'esaurimento di quella corrente, alla Rucker Prison di New York.
Tutti i reati contestati, due per stupro e cinque per molestie, risalirebbero a un periodo compreso tra il 2004 e il 2013. La giuria ha impiegato nove giorni per raggiungere un verdetto, riuscendoci solamente in uno dei due casi di stupro (dove è stata confermata la condanna). In questo caso sarebbe coinvolta un'attrice italiana, di cui non è noto il nome, mentre l'episodio si sarebbe verificato nel 2013 durante il Festival del Cinema di Los Angeles. Ora toccherà all'accusa decidere quale destino riservare ai casi che non hanno ricevuto una sentenza. Durissimo il commento di Siebel, la quale è sicura che "la prigione sia il posto perfetto per persone come lui, stupratori".
La linea della difesa si è concentrata sull'idea delle vittime come opportuniste, nel tentativo di fare carriera. Alla lettura del verdetto, alcuni presenti hanno raccontato che l'imputato si è messo le mani nei capelli per la disperazione: i suoi avvocati hanno dichiarato che è deciso a continuare la sua battaglia legale.