E' stato emanato ieri dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il dl flussi. Con il Decreto flussi, il Governo Italiano stabilisce annualmente il numero massimo di extracomunitari che possono fare ingresso in Italia per svolgere lavoro subordinato, autonomo e stagionale. Sono ammessi in Italia, per motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo una quota massima di 82.705 cittadini stranieri-in aumento rispetto i 69.700 del 2022. La suddivisione è fatta secondo la tipologia di lavoro:
L'obiettivo del decreto è anche quello di superare una serie di cavilli burocratici. Vediamo come funziona.
Per poter inviare la domanda di decreto flussi è necessario che il datore di lavoro sia in possesso di alcuni requisiti:
Il datore di lavoro dovrà inoltre garantire un trattamento retributivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi applicati e di farsi carico delle spese di viaggio per il rientro nel Paese d’origine del lavoratore qualora questo venga espulso.
La domanda per le quote di ingresso va inviata compilando moduli presenti nella sezione dedicata del sito del Ministero dell’Interno. La richiesta dovrà essere inviata dal datore di lavoro in Italia che voglia assumere il cittadino extracomunitario. Obbligatorio per compilare e inoltrare i modelli del Decreto flussi 2023 è il possesso dello SPID, la certificazione dell’identità digitale.
Il Decreto flussi 2023 conferma inoltre il rilascio di quote di ingresso per le professionali agricole con un pacchetto di 22.000 unità. E' previsto inoltre che le organizzazioni si assumano l'impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori fino alla a sottoscrizione dei contratti di lavoro.
Uno snellimento delle procedure che diventa necessario anche nell'ambito delle badanti e delle colf poiché nel settore della persona lavora il 23% di stranieri contro il 5,7% degli italiani sull'occupazione totale.
Il sindacato Assindatcolf ha chiesto inoltre un allargamento delle maglie dei decreti flussi e di prevedere quote dedicate al comparto domestico, escluso da ben 12 anni. Inoltre Assindatcolf denuncia che la carenza di personale sta mettendo in seria difficoltà le famiglie, che non riescono più a trovare badanti, baby sitter e colf disposte a farsi assumere.
"In un settore come quello domestico, in cui è storicamente prevalente la componente straniera, e soprattutto quella non comunitaria, sarebbe miope continuare a non gestire la programmazione dei flussi di ingresso regolare" chiude la recente nota di Assindatcolf.