Il 15 marzo si celebra la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla", dedicata ai disturbi del comportamento alimentare. I disturbi alimentari colpiscono sempre di più e presto: nel mondo colpiscono oltre 55 milioni di persone e nel nostro Paese oltre 3 milioni in Italia-pari al 5% circa della popolazione-ricorda una nota Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza. L'incidenza è aumentata del 30% dalla pandemia e il picco è soprattutto tra i giovanissimi. Secondo una ricerca curata dall'Istituto superiore di sanità, su oltre 8mila utenti il 90% è femmina e il 59% ha un'età compresa fra 13 e 25 anni, il 6% meno di 12. Infine l'anoressia nervosa rappresenta il 42,3% dei casi, la bulimia nervosa il 18,2%, il binge eating il 14,6%.
Dati che però potrebbero essere anche più grandi dato che queste patologie-come ci racconta Stefano Tavilla, fondatore di "Mi Nutro di Vita" che ha rilasciato oggi un'intervista a Tag24-sono accompagnate spesso dal silenzio e dallo stigma.
Come nasce la Giornata del Fiocchetto lilla?
Le origini risalgono ormai a dodici anni fa. La giornata nasce all'indomani della tragedia personale che mi ha colpito per la perdita di mia figlia con le cause derivanti anche da un disturbo alimentare. All'indomani di questa tragedia personale io ho voluto far si che attraverso un simbolo e attraverso una giornata volevo fare in modo che tutto ciò che avevo visto nel mio percorso di genitore avesse un senso. I disturbi del comportamento alimentare sono da sempre aleggiati da un senso di omertà e di stigma: chi ne soffre fa fatica a esporsi, a chiedere aiuto e le famiglie e chi è vicino a queste persone subiscono una malattia e allo stesso tempo fanno fatica anche a esporsi. Il riconoscimento di un simbolo e di una giornata ha voluto essere un'unione di intenti allo stesso momento e un uscire dal proprio guscio e non sentirsi più soli. L'obiettivo della giornata in origine era quello e si è partito con un lavoro molto dal basso e un primo evento nel 2012, da quella che era la mia associazione. Si è arrivati poi negli anni ad avere sempre più manifestazioni in questa giornata fino a quando, dopo svariate richieste, nel 2018 con una legge dello Stato italiano, è stata riconosciuta come Giornata nazionale. Devo dire che se da una parte questa grande manifestazione che c'è stata intorno a questa giornata può avere un valore positivo, dall'altro certifica che ci troviamo di fronte alla presenza di un enorme problema che purtroppo negli anni è accresciuto. L'unica cosa che volevo è che fosse di origine il 15 marzo perché è il giorno della scomparsa di mia figlia Giulia".
Secondo le stime che da il Ministero della salute sono circa 3 milioni e mezzo di persone in Italia che sono con questa patologia però sono malattie che vivono molto nell'omertà e quindi dati precisi non ce ne sono anche perché in effetti non è mai stata fatta una vera e propria ricerca a livello di numeri di epidemia quindi non possiamo saperlo. La fascia più importante a livello numerico che è quella che va dai dodici anni circa fino ai venticinque ma ultimamente la forbice si è molto allargata perché abbiamo sia sempre più casi di insorgenza della malattia in età preadolescenziale-quindi infantili-e allo stesso modo abbiamo tanti casi di persone adulte che si portano avanti la malattia da tantissimi anni.
Durante la pandemia il fenomeno è cresciuto molto: come avete affrontato questo aumento?
Durante la pandemia si è stimato che i primi accessi sono cresciuti circa del 50%. Se prima della pandemia le risorse a livello di cura erano già gravemente insufficienti, con la pandemia questo si è ancora più acuito.
I primi segnali sono un alterato rapporto col cibo, diminuzione di socialità ma quello che che bisogna fare assolutamente appena ci sono dei segnali è chiedere aiuto chiedere aiuto alle persone preposte al riconoscimento. E qui abbiamo già il primo il primo incontro perché queste figure di primo riconoscimento in genere sono o i medici di famiglia o i medici pediatri di libera scelta i quali purtroppo non hanno una preparazione adeguata su queste patologie proprio perché non si studia nel ciclo di studi universitari di medicina quindi se uno le vuole conoscere deve fare master a parte. Questa malattia già è difficile da verificare per le famiglie-perché le famiglie anche tendono nel primo periodo a non vedere il proprio caro malato-e chi ne soffre tende a nasconderla, chi è preposto al primo riconoscimento a livello medico non è preparato, gli ambulatori sul territorio sono insufficienti e quelli che ci sono hanno liste d'attesa vuol dire vuol dire che la malattia viene scoperta quando va avanti già da tempo. Il fatto che patologie del genere vadano avanti già da mesi significa una cura più lunga. Il lavoro che va fatto è enorme.
Proprio ieri è nata la Fondazione Fiocchetto lilla: da più di dieci anni a questa parte c'è stata una maggiore attenzione a questi problemi?
Se ne parla sicuramente di più e a volte è un parlarne circoscritto ovvero prossimità della Giornata nazionale. Sicuramente è meglio che niente ma comunque è quello che ci ha portato a pensare anche a un "discorso di fondazione" ovvero puntare sulla concretezza perché ormai i lavori fatti a spot o le varie promesse che ci sono state fatte durante gli anni non hanno portato più nulla. Anche a livello mediatico sicuramente passate queste queste giornate l'argomento tende a scemare a meno che non ci troviamo a commentare tragedie. Bisogna ricordare che di queste malattie purtroppo si muore: sono oltre 4000 i decessi annui per queste patologie.