Cos'è la sindrome della ragazza fortunata? Il trend che spopola su TikTok

Cos'è la sindrome della ragazza fortunata? Il trend che spopola su TikTok si basa sull’idea che la vita va bene con l’obiettivo di ottenere quello che si desidera.

Sindrome della ragazza fortunata

La sindrome della ragazza fortunata è una delle ultime tendenze esplose su in questo ultimo periodo con una media di 560 mila visualizzazioni al giorno ma il numero cresce in maniera esponenziale.
L’hashtag #luckygirlsyndrome è un trend che sta facendo molto parlare di sé, nata sui profili di influencer o aspiranti tali, il tema si è attirato una notevole attenzione mediatica e sta scomodando teorie psicologiche, sociologiche e persino le neuroscienze.
Ma in cosa consiste? Si basa sull’idea di auto-convincersi che le cose nella vita andranno sempre bene per farle andare davvero nel modo giusto e ottenere tutto ciò che si desidera.
Un concetto che sembra fare riferimento al pensiero positivo, alla capacità di orientare i pensieri in modo ottimistico per raggiungere così i propri obiettivi. Ma in questo caso siamo di fronte a qualcosa di diverso e, forse, più rischioso.

Gli aspetti negativi

Questa tendenza, che all’inizio può sembrare positiva, in realtà nasconde aspetti negativi. Si tratta infatti di un atteggiamento che non tiene conto di molti fattori, come ad esempio del fatto che ci possano essere persone più privilegiate di altre e che non si lascia spazio a sentimenti negativi e ad emozioni che però fanno inevitabilmente parte della vita.
Cercare di ignorare i sentimenti negativi può funzionare nel breve periodo.
Alyx Gorman, giornalista del Guardian, che ha studiato questo trend ha analizzato un altro aspetto negativo e potenzialmente tossico della Sindrome della ragazza fortunata, ovvero la  colpevolizzazione della vittima. Se ci si autoconvince di essere fortunati e di meritare la realizzazione dei propri desideri e questo non accade, ci si può trovare a colpevolizzare sé stessi per quelle che vengono viste come mancanze personali ma che in realtà non lo sono.