19 Mar, 2023 - 12:26

Boom per il congedo di paternità in Italia, richieste decuplicate

Boom per il congedo di paternità in Italia, richieste decuplicate

Save the Children Italia fa il punto della situazione del congedo di paternità in occasione della Festa del Papà.

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I padri hanno iniziato a riappropriarsi del loro ruolo in famiglia e non vogliono più rinunciare al tempo speso con i figli a causa degli impegni lavorativi. Antonella Inverno, responsabile di politiche per l’infanzia e l’adolescenza

Il tasso di utilizzo del congedo di paternità è cresciuto in quasi 10 anni più di 38 punti percentuali e aumentano in Italia anche le dimissioni volontarie tra i padri per esigenze di cura dei figli. Nel 2021, 155mila papà hanno usufruito del congedo della durata di 10 giorni: gli aumenti più sensibili legate alle motivazioni riguardano problemi di salute (+43,9%) e la riorganizzazione del lavoro in azienda (+66,2%). Un tema che è ancor più di attualità, dal momento che estende anche alle figure paterne una questione sociale tradizionalmente legata alle madri.

Congedo di paternità, i dati di Save The Children sul 2021

Il congedo di paternità è sempre più realtà: a dieci anni dalla sua introduzione, ha visto aumentare il numero di domande e la sua durata: oggi concede 10 giorni obbligatori e uno facoltativo ed è richiedibile tra i due mesi precedenti e i 5 successivi al parto: non possono usufruirne i lavoratori autonomi e parasubordinati. Nel 2021 il tasso di adesione si è assestato al 57,6% (circa il 37% delle nascite totali del 2021).  

Il trend è destinato a crescere più in percentuale che in numero assoluto (pesa il calo demografico). Da un punto di vista qualitativo Save the Children Italia evidenzia però delle differenze: ad usufruirne sono soprattutto i padri che lavorano in imprese più grandi, con contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno. Enorme la discrepanza tra Nord e Sud: 17%.

Tra gli effetti collaterali si assiste a un aumento del numero di dimissioni e risoluzioni contrattuali consensuali: quelle maschili sono il 28% del totale, 10 anni fa non arrivavano al 3%. Non a caso il dato è decisamente in crescita sul 2020 (+55%), mentre è stabile quello delle madri (+14%), e il motivo è legato alla difficoltà (o all'impossibilità) di trovare soluzioni alternative che soddisfino domanda e offerta. Tanto è stato fatto ma non è ancora abbastanza in termini di politiche di rafforzamento dei servizi all'infanzia e un'organizzazione del lavoro maggiormente attenta all'equilibrio tra vita familiare e lavorativa

A commentare il dato emerso dal report odierno è intervenuta Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children che ha dichiarato:

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Il cammino è ancora lungo e moltissimi passi avanti devono essere fatti per un cambiamento dei modelli culturali di riferimento maschili, per piena condivisione delle responsabilità familiare e per politiche pubbliche che sostengano la genitorialità, anche al fine di contrastare la crisi demografica in atto. Per questo motivo è fondamentale rafforzare i servizi per l'infanzia, come gli asili nido, che devono effettivamente diventare un livello essenziale di prestazioni per tutto il Paese. È necessario, allo stesso tempo, sostenere la condivisione delle cure genitoriali.

Insomma, un segnale importante che può rappresentare sicuramente l'inizio verso un cambio di passo sul ruolo del padre all'interno della famiglia.

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Mattia Polver
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