Quello della carenza di dipendenti è un problema che riguarda da anni l'intero panorama culturale italiano ma che, da qualche mese, in concomitanza con la ripresa e il superamento degli ingressi pre-Covid, interessa soprattutto le grandi strutture museali come la Galleria degli Uffizi, talvolta costrette a chiudere (come è accaduto lo scorso 31 ottobre) proprio a causa della mancanza di personale. Abbiamo parlato della situazione con Beppe Costa, presidente di Opera Laboratori Fiorentini - società che da anni partecipa alla gestione della struttura -, che ha messo in luce la necessità di una maggiore collaborazione tra pubblico e privato per cercare di risollevare il problema, per certi versi drammatico.
Se il numero dei visitatori continua a salire, generando veri e propri picchi da record, soprattutto nelle strutture museali che, da sempre, fanno da traino per l'intero settore (come la Galleria degli Uffizi), quello degli addetti ai lavori continua a diminuire, a causa del blocco delle assunzioni e dei crescenti pensionamenti nel pubblico. A dirlo sono i numeri ufficiali: dal 2013 al 2022, secondo il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, sarebbero andati in pensione ben 166 addetti, senza un ricambio. Una carenza che lo stesso ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha definito "disastrosa" e a cui l'amministrazione centrale starebbe cercando di rimediare bandendo nuovi concorsi e facendo in modo di attrarre persone altamente qualificate. Ne abbiamo parlato con Beppe Costa, presidente di Opera Laboratori Fiorentini.
La società che presiede da anni partecipa alla gestione di diverse strutture museali, tra le quali anche gli Uffizi, ad esempio mettendo a disposizione il proprio personale, per evitare di andare incontro a soluzioni estreme come le chiusure.
Secondo Costa, è importante che pubblico e privato lavorino di pari passo per il bene dell'utenza. Una maggiore collaborazione tra i due settori potrebbe infatti colmare, almeno in parte, le lacune del sistema culturale italiano. "Per tanti anni la legge Ronchey (concepita con l'intento di permettere ai privati di intervenire nell'ambito museale per i "servizi aggiuntivi", che permettono il corretto funzionamento delle strutture, ndr) ha garantito ottimi risultati - ha spiegato l'esperto -. Negli ultimi anni c’è stata un po’ un’inversione, cioè una voglia di vedere il privato non come un collaboratore, ma come un nemico, chiedendo servizi più elementari e non più utili allo sviluppo delle attività culturali. Io lavoro in questo campo da tanti anni e credo che la collaborazione tra pubblico e privato sia fondamentale per la buona gestione delle strutture museali italiane, che sono tantissime, a migliaia". Si potrebbero creare dei posti esternalizzati, ad esempio, come vari direttori hanno richiesto. "Qualsiasi soluzione è ben accetta, purché non consista nell'eliminare i privati o vederli come nemici".
L'auspicio, quindi, è che lo Stato intervenga e lo faccia considerando i privati - che per tanti anni hanno contribuito allo sviluppo del settore culturale italiano - dei collaboratori. Sul fronte della gratuità, invece, questione particolarmente discussa negli ultimi mesi, per Costa è necessario "trovare delle soluzioni per cui la cultura non sia solo a beneficio di pochi". "Alzare il prezzo ci sta - ha commentato riferendosi alla volontà del ministro Sangiuliano di adeguare i costi agli standard europei, generalmente più alti -, però deve essere trovata una maniera in modo che anche chi abbia meno redditi possa entrare a prezzi scontati, agevolati o anche nulli". E se è giusto, secondo lui, che gli stranieri paghino i biglietti d'ingresso, è giusto anche che abbiano accesso alle direzioni dei musei. a differenza di quanto auspicato dall'attuale ministro alla Cultura. "Dobbiamo essere aperti - ha detto -, ci sono italiani e stranieri ottimi e meno. Poi, è certo che dobbiamo preparare dei buoni direttori. Ma ce ne sono. Il loro valore non è in funzione della cittadinanza".