Equo compenso professionisti. Via libera definitivo dell'Aula della Camera alla proposta di legge sull'equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti.
Il testo è stato approvato con 213 voti a favore, nessun contrario, e 59 astenuti: i deputati del Pd.
Il testo impone alle imprese bancarie e assicurative ed alle aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni, di versare al professionista a cui affidano incarichi un compenso equo, "proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro" e "conforme ai parametri ministeriali" per la determinazione delle remunerazioni.
La norma si applica ad ogni tipo di accordo preparatorio o definitivo, purchè vincolante per il professionista e le cui clausole siano utilizzate dalle imprese, oltre che alle prestazioni rese dal professionista nei confronti della pubblica amministrazione e delle società partecipate dalla pubblica amministrazione. Secondo quanto riportato nel testo sono considerate nulle le clausole che prevedono un compenso per il professionista inferiore ai parametri, nonchè le clausole indicative di uno squilibrio nei rapporti tra professionista e impresa, rimettendo al giudice il compito di rideterminare il compenso iniquo ed eventualmente di condannare l’impresa al pagamento di un indennizzo in favore del professionista. Inoltre, continua, sono nulle qualsiasi pattuizioni che vietino al professionista di pretendere acconti nel corso della prestazione; che impongano allo stesso l’anticipazione di spese; che, comunque, attribuiscano al committente o cliente vantaggi sproporzionati rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto o del servizio reso.
La legge si applica a tutti i professionisti, sia quelli iscritti a un Ordine, che quelli appartenenti alle professioni non regolamentate (tra questi, ad esempio, gli amministratori di condominio, i tributaristi e i revisori legali). I primi per determinare un compenso equo faranno riferimento ai parametri indicati nei decreti ministeriali per ogni singola categoria, i non ordinistici dovranno attendere la messa a punto di valori di riferimento per la prima volta, operazione che la legge affida all’ex ministero dello Sviluppo economico (ora delle Imprese e del made in Italy).
"Ci hanno visto arrivare e siamo arrivati! L'approvazione della legge sull'equo compenso è un risultato fortissimamente voluto dal governo, da Forza Italia e dall'intero centrodestra. Una vittoria che, da oggi, rende il Paese più inclusivo e civile". Lo dichiara il viceministro alla Giustizia e senatore di Forza Italia Francesco Paolo Sisto.
"Finalmente il principio dell'equo compenso è riconosciuto da una legge dello Stato. E' una risposta attesa da tempo e per la quale ho molto lavorato nella scorsa legislatura, con una proposta di legge di cui ero primo firmatario, con l'obiettivo di colmare un chiaro deficit di tutele nei confronti dei professionisti. Una battaglia di civiltà volta all'affermazione di un principio sacrosanto che oggi viene sancito una volta per tutte: le prestazioni dei professionisti vanno pagate sempre e in modo adeguato. Non si può più mortificare il know how di cui questo comparto è portatore e che rappresenta un imprescindibile fattore di competitività per l'intero sistema Paese". Lo dichiara il responsabile dei rapporti con le professioni di Forza Italia Andrea Mandelli.
"Il Pd è impegnato da tempo nell'approvazione di leggi che tutelano il diritto alla retribuzione equa per i lavoratori, come sancito dall'art. 36 della Costituzione. Per questo ci siamo impegnati nella battaglia per l'approvazione del salario minimo legale ed è per questo che abbiamo lavorato per l'affermazione dell'equo compenso per i liberi professionisti. In quest'ottica abbiamo dato un contributo affinché la norma, oggi approvata, fosse la più ampia ed estesa possibile. Con rammarico, invece, dobbiamo prendere atto che le nostre proposte migliorative sono state respinte dalla maggioranza". Lo afferma Federico Gianassi, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera.