Si è passati rapidamente dalla cordialità allo scontro verbale tra il governo Meloni e la Cgil: Maurizio Landini continua a non condividere il piano operativo su fisco e lavoro, annunciando una feroce mobilitazione durante il mese di maggio. Annunci compiuti durante un'intervista e anticipati già durante le sue visite compiute in settimana, prima a Genova e poi a Prato.
Nel giudizio complessivo del leader dei sindacati non si salva quasi nulla, dal Pnrr ("Stiamo arretrando") al Def recentemente approvato nel Consiglio dei Ministri ("Nuovi tagli alla spesa pubblica"). Un Esecutivo che specula sulle tasche degli italiani, appesantiti da tasse e salari insufficienti per ingrassare i profitti delle grandi imprese. Tre grandi scioperi in programma di concerto con Cisl e Uil: il 6 maggio a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli.
Le richieste di Maurizio Landini e della Cgil su fisco e lavoro sono piuttosto chiare. Taglio del cuneo fiscale in primis (almeno pari al 5%), poi una maggiore considerazione dell'impatto che l'inflazione sta avendo sui redditi e sul potere d'acquisto delle famiglie. Se i salari rimangono stabili ma i prezzi si alzano, il sistema rischia di collassare. In breve, la richiesta è di una riforma fiscale che elimini o attenui le disuguaglianze.
Battute che si concentrano anche sui tagli dei fondi al Servizio Sanitario Nazionale, altro tema su cui è in programma una maxi riforma voluta dal ministro Schillaci:
Sulla denatalità, altra piaga conseguente ai fattori sopra citati secondo Landini, l'Italia paga lo scotto di errori progettuali commessi negli ultimi 15-20 anni. Un arco temporale analogo sarà necessario per ripianare questa falla, che hanno portato il nostro Paese agli ultimi posti della classifica in molti aspetti: