Assume contorni sempre più aspri il confronto politico tra il governo e i sindacati alla vigilia del primo maggio. Una data simbolica, a maggior ragione quest’anno a causa della convocazione del Consiglio dei Ministri nel quale dovrebbe essere ratificato il cosiddetto Decreto Lavoro. Una misura passata forse sotto traccia nella cronologia dei lavori istituzionali, ma che invece rappresenta la vera prova del nove per l’Esecutivo agli occhi di Cgil, Cisl e Uil.
Il primo maggio le sigle sindacali hanno organizzato manifestazioni di protesta sull'intero Stivale. Poi altre tre date (6, 13, 20 maggio) scandiranno il ritmo della mobilitazione in alcune piazze d'Italia
Delle tre sigle sopra citate, Maurizio Landini ha assunto il ruolo di spina nel fianco di Giorgia Meloni. Dopo l’invito storico al Congresso della Cgil, momento di dibattito a distanza su visioni inconciliabili, il leader dei sindacati è tornato ad attaccare il governo alla vigilia del primo maggio:
Una bocciatura sonora, netta, quella che Landini ha sempre rimarcato dal principio, mentre continua a scuotere il capo metaforicamente ed esprimere preoccupazione. Dicevamo, differenza di visione e di angolature da cui si affronta il problema:
Dai contenuti, il peccato veniale commesso da Giorgia Meloni è quello di non essersi mai aperta un confronto serrato con le parti sociali. Un approccio mascherato nella prima fase della legislatura in alcuni momenti:
Anche perché, si giustificano i vertici dei lavoratori, sul piatto ci sono misure sostanziali e strutturali che andranno a rovesciare l’attuale status quo. Inoltre, si contesta un atteggiamento confusionario, oltre che poco trasparente.
Tema su cui lancia la provocazione anche l’Unione Italia Lavoratori:
Vediamo insieme quali misure dovrebbero essere contenute all’interno del Decreto Lavoro, promosso e coordinato dal ministro Elvira Calderone.
Secondo la legge di bilancio varata a fine dicembre 2022 (con un extra ratificato dall'ultimo Def) il disegno muove circa 3,5 miliardi di euro dei fondi pubblici con due obiettivi primari: aumentare i salari e tagliare il cuneo fiscale. C’è poi una grande fetta del Decreto che introduce nuovi strumenti di sussidio, che rimpiazzeranno il defunto reddito di cittadinanza.
Domani è previsto il voto in Parlamento, dove si attende una nuova bagarre nella puntata tra maggioranza e opposizione. Il testo è stato continuamente lasciato in sospeso per eventuali modifiche, ma ormai il più sembra fatto. Appuntamento il prossimo lunedì.