08 Jun, 2023 - 17:30

Niente più social per gli under 13: ecco la proposta di Azione-Iv

Niente più social per gli under 13: ecco la proposta di Azione-Iv

Instagram, Facebook, BeReal e TikTok: i social spopolano nella vita di grandi e, sempre di più, anche dei più piccoli. Ma le conseguenze all'uso indiscriminato di queste piattaforme potrebbe portare a conseguenze anche gravi per i minori, esposti ad una visibilità che non sempre hanno gli strumenti per gestire.

Mosso da queste preoccupazioni, il gruppi Azione-Italia Viva ha presentato oggi una proposta di Legge che mira a regolare l'accesso ai social degli utenti più giovani. La proposta è stata indicata a Montecitorio e sarà depositata a Camera e Senato per essere discussa nei prossimi tempi.

Fautori della nuova ipotesi di legge sono, in particolare, il capogruppo Matteo Richetti, Carlo Calenda, Mara Carfagna, Elena Bonetti e Giulia Pastorella, che oggi ne hanno parlato in una conferenza stampa.

Basta social agli under 13, Calenda: Situazione allarmante tra i più giovani"

Per Carlo Calenda servono delle norme specifiche che tutelino l'infanzia e la prima adolescenza delle grinfie dei social. L'immagine che il leader di Azione restituisce durante la conferenza stampa di oggi è allarmistica:

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Oggi la situazione è molto allarmante. Le famiglie sono lasciate sole in una condizione in cui di fatto c'è un far west. L'81% degli adolescenti è su Instagram, l'iscrizione ai social comincia dai 11 anni, oltre la metà dei giovani utilizza lo smartphone per più di 3 ore al giorno.

Quali potrebbero essere gli effetti di questo approccio così prematuro al mondo del network? Secondo Calenda i rischi più grandi sono legati allo sviluppo di dipendenza, depressione e l'insorgere di disturbi dell'alimentazione e del sonno, oltre al sempre più diffuso cyberbullismo.

Per proteggere i giovani italiani da questi effetti negativi dettati da un utilizzo non consapevole della visibilità su internet, Azione propone dunque di rinvigorire una legge che, come ammette lo stesso Calenda, esiste già. In Italia infatti non ci si potrebbe iscrivere ai social se minori di 14 anni, ma l'assenza di controlli comporta di fatto la mancata applicazione della norma.

Mara Carfagna insiste anche sulla necessità ad un'educazione all'uso dei social:

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Educare a un uso consapevole dei social network che sono oggi un mercato globale che ha agito senza alcun tipo di regola e limitazione riguardo all'accesso dei più piccoli. Ed è paradossale perchè esistono per tutto il resto come il cinema vietato ai minori. È un mercato che rischia di essere dannoso e nocivo per lo sviluppo psicologico dei nostri ragazzi.

I dettagli della proposta di legge di Azione-Iv: il modello è la Francia

La proposta di Azione e Italia Viva non si accontenta di chiudere i social per chi ha meno di 13 anni, ma si esprime anche sull'età minima per dare il consenso al trattamento dei dati. Questi i punti fondamentali dell'ipotesi di legge:

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Innalzare l’età per esprimere il consenso al trattamento dei dati per l’accesso ai social da 14 a 15 anni; vietare l’accesso ai social ai minori di 13 anni e permetterne l’utilizzo tra i 13 e i 15 anni solo con il consenso dei genitori; stabilire un processo di certificazione dell’età, mediante un meccanismo che confermi la presenza dei requisiti anagrafici dell’utente per l’accesso alla piattaforma; tale meccanismo sarà utilizzabile anche per tutti gli altri siti a maggior rischio per i minori.

Una novità rispetto alle norme attualmente vigenti, oltre agli effettivi controlli, è anche l'attuazione di multe nel caso in cui i social ignorino i divieti.

L'ex Ministra Bonetti ha dichiarato che la forma della proposta di legge è stata elaborata sul modello francese. In Francia infatti, a seguito di una legge approvata lo scorso marzo, non è possibile usare i social se si hanno meno di 15 anni senza il consenso dei genitori. Inoltre, la norma a firma Eliseo vuole anche controlli severi sull'età degli utenti e prevede sanzioni importanti per la violazione delle linee guida del Governo contro i social media, pari anche all'1% del fatturato.

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Beatrice Balbinot
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