Armi nucleari installate dalla Russia in Bielorussia: la conferma arriva dal presidente Vladimir Putin durante il suo incontro con il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko a Sochi. Il capo del Cremlino ha confermato la sua soddisfazione per l'accordo, che prevede il dispiegamento di armi tattiche nel corso delle prossime settimane. Le armi saranno utilizzabili dal prossimo mese, tra il 7 e l'8 luglio, e rimarranno a disposizione di Mosca in qualsiasi momento.
Dal canto suo, il dittatore di Minsk non ha mai nascosto i suoi rapporti con Putin. Di recente ha anche affermato che, se "qualcuno è preoccupato", dovrebbe stringere un'alleanza con Russia e Bielorussia. Secondo Lukashenko, presto "ci saranno armi nucleari per tutti" gli alleati del sodalizio.
Il vertice tra Putin e Lukashenko era stato anticipato ieri dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov alle agenzie russe. I due leader si erano visti solo lo scorso 25 maggio, a margine del vertice del Consiglio economico euroasiatico a Mosca. Un incontro che aveva messo a tacere le voci sul presunto avvelenamento del presidente bielorusso.
Lukashenko aveva spiegato di essere disposto ad approfondire ulteriormente il legame tra Mosca e Minsk, in modo da rendere l'unione immune a pressioni esterne. Nei giorni scorsi, poi, aveva affermato che Russia e Bielorussia avrebbero dovuto "risolvere la questione" dell'Ucraina già anni fa, nel 2014-2015. Allora, Kiev non aveva "un esercito e non era pronta" per la guerra.
Affermazioni gravi e discutibili, ulteriormente esasperate da quando il dittatore si era detto "assolutamente d'accordo" con Putin sul fatto che "non abbiamo iniziato noi" la guerra in Ucraina, ma che "è iniziata molto prima del 2014".
Gli incontri istituzionali di Putin, intanto, non si limitano alla Bielorussia. L'addetto stampa Peskov ha rivelato che oggi il capo del Cremlino parteciperà ad un colloquio con il primo ministro armeno Nikol Pashinyan.