Omicidio colposo: è l'ipotesi di reato contestata dalla Procura di Roma al padre della bambina di 14 mesi morta in auto lo scorso mercoledì 7 giugno. Gli inquirenti sottolineano che sul seggiolino della piccola non vi fosse il dispositivo antiabbandono, da qualche anno obbligatorio nel nostro Paese.
La Procura ha anche disposto l'autopsia sul corpo della bambina, in programma domani, sabato 10 giugno. Le prime supposizioni parlano di un collasso legato alle alte temperature raggiunte nell'abitacolo, che sarebbe stato fatale per la piccola. Secondo chi indaga, ad impedire i soccorsi sarebbero stati decisivi anche i vetri oscurati dell'auto, che avrebbero precluso la possibilità che i passanti si accorgessero di ciò che stava accadendo.
Non si dà pace il padre, carabiniere di 45 anni, che continua ad ribadire la propria convinzione di aver accompagnato la figlia all'asilo nido.
L'uomo ha raccontato di aver modificato leggermente la sua routine: una volta entrato in macchina non ha appoggiato il borsone che aveva con sé sul sedile posteriore, ma su quello del passeggero. Per questo avrebbe omesso la consueta apertura dello sportello posteriore. Una dimenticanza che si è rivelata decisiva per il perpetrarsi della tragedia.
Uno degli ultimi casi analoghi in Italia risale al 2019, quando a Catania il papà di un bimbo di due anni lasciò il figlio in auto sotto il sole per cinque ore. Anche in quel caso per il bimbo non ci fu nulla da fare. Dal 1998 ad oggi, in Italia sono morti in questo modo 11 bambini. Proprio per correre ai ripari, nel 2019, il Parlamento ha approvato il decreto sull'obbligo dei seggiolini antiabbandono in auto. Uno speciale allarme acustico montato sui seggiolini permette ai genitori di ricordarsi della presenza del bimbo in auto.