A pochi giorni dall'inizio della controffensiva ucraina, cominciano già a vedersi i risultati positivi della risposta militare messa in piedi da Kiev: sulla questione si è espresso anche il segretario Nato Jens Stoltenberg, che guarda con interesse e speranza ai progressi fatti sul campo da Zelensky.
Secondo Stoltenberg, stiamo assistendo ad un feroce combattimento che probabilmente non è che alle sue fasi iniziali, ma stanno all contempo arrivando buoni segnali dai commandi ucraini: «L'Ucraina è in grado di liberare la terra occupata», commenta il segretario Nato alla riunione dei Ministri della Difesa nell'Alleanza atlantica.
Soltentenberg plaude sopratutto alla tenacia degli ucraini, ma ricorda anche l'importanze che nella controffensiva stanno avendo gli armamenti inviati a Kiev dalla Nato:
Negli scorsi giorni un'intervista del premier bielorusso Lukashenko sulle testate nucleari russe dislocate a Minsk e pronte all'utilizzo ha scosso gli animi mondiali e ha provocato un certo allarmismo. Stoltengerg torna a parlare del delicato argomento degli armamenti atomici nell'Alleanza atlantica e annuncia discussioni imminenti all'intento della Nato per garantire la sicurezza dei Paesi membri.
Per il momento però, fa sapere Stoltenberg dalla riunione dei Ministri della Difesa Nato, non si registrano cambiamenti negli armamenti nucleari russi tanto significativi da richiedere un aggiustamento della posizione dell'Alleanza sulle armi atomiche.
Altro tema importante, collegato con la consapevolezza della pericolosa armata nucleare russa ai confini dell'Europa, è la ridefinizione del budget degli Stati membri per quanto attiene la difesa. Sia la Ministra della Difesa lettone, Inara Murniece, che il suo omologo estone, Hanno Pevkur, hanno richiamato l'attenzione sulla necessità di innalzare la percentuale di Pil deputata alla protezione dei confini.
dichiara la Ministra della Difesa lettone, mentre per Pevkur è necessario accordarsi su un innalzamento generale, valido in tutti i Paesi Nato, dei fondi per la Difesa, «perché il 2% del Pil non basta». Così spiega il Ministro dell'Estonia: