Era il lontano 20 marzo 2015, quando l'allora ministro per le infrastrutture e dei trasporti in quell'anomalo esecutivo delle larghe intese PD-PdL, diede le dimissioni dalla sua carica. Il ministro in questione era Maurizio Lupi, che in quella legislatura passò proprio dal Popolo delle Libertà al Nuovo Centrodestra guidato dall'ex delfino di Silvio Berlusconi Angelino Alfano. Lupi venne confermato anche in occasione della transizione, all'interno di quella stessa legislatura, da Enrico Letta a Matteo Renzi in qualità di presidenti del consiglio. Fu lui stesso, infatti, a mettere la parola fine sulla sua personale esperienza di governo.
L'attuale leader di Noi Moderati, quarto partito della maggioranza che oggi sostiene Giorgia Meloni, scelse infatti di lasciare il proprio incarico dopo essere finito all'interno di un importante scandalo mediatico. Stiamo parlando dell'inchiesta Grandi Opere, nella quale, tra l'altro, lo stesso Lupi non venne mai formalmente indagato. Ad essere colpiti furono invece persone a lui vicine.
A complicare le cose, poco dopo emerse anche un'altra indagine, la cosiddetta Appaltopoli, nella quale venne coinvolto per una presunta richiesta di favori legata all'assunzione del figlio Luca. Neanche in quel caso ricevette un rinvio a giudizio.
Nonostante le accuse nei suoi confronti si sgonfiarono abbastanza velocemente, dunque, l'allora ministro decise comunque di rassegnare le proprie dimissioni.
Per questo motivo, oggi Lupi è probabilmente la persona all'interno della maggioranza più indicata per parlare del caso Santanché.
Tag24 ha quindi provato a intercettare Maurizio Lupi per chiedergli se la sua opinione, nonostante il trascorso personale, fosse in linea con quella della maggioranza. Daniela Santanché, attualmente ministra del turismo per il governo Meloni, è infatti finita nell'occhio del ciclone per via dell'inchiesta giornalistica lanciata da Report la scorsa settimana. Ranucci e i suoi hanno accusato la ministra di una gestione illecita delle finanze delle sue aziende, passando dal mancato pagamento del TFR per i suoi dipendenti, ai debiti nei confronti dei fornitori, fino all'uso illegittimo di fondi pubblici.
Sul tema si sono ovviamente divise maggioranza e opposizione, le cui posizioni sono diametralmente opposte. Nel mezzo era appunto interessante l'opinione di Lupi, che pur essendo uno dei leader della maggioranza, in passato aveva avuto un comportamento differente. Raggiunto dai nostri microfoni, dunque, il capo politico i Noi Moderati ha però mantenuto un profilo basso, rimandando la decisione a una scelta personale della diretta interessata: "Ognuno valuta per conto proprio cosa fare.
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Lupi entra poi nel merito di come dovrebbe essere gestita una situazione di questo tipo: "Non credo vadano prese decisioni sulle dimissioni in base a inchieste televisive". Ma non si ferma qui, rimarcando che: "Fino a prova contraria un eventuale rinvio a giudizio - che ora non c'è - non mi sembra un atto di accusa.
A questo punto, però, le domande si spostano sull'esperienza da ministro di Lupi: "Le mie dimissioni furono una scelta personale. Non è un caso politico, quindi? "No, non c'è valutazione politica. Per poi affondare anche il colpo verso le opposizioni: "Suggerirei di smetterla di strumentalizzare queste cose anche perché - chiude l'ex ministro dimissionario - l'opposizione si fa nei contenuti.
Insomma, anche se oggi le accuse - finora solo giornalistiche e non giudiziarie - rivolte alla ministra Santanché sembrano essere più corpose di quelle rivolte all'epoca allo stesso Lupi, quest'ultimo non vuole che il suo caso personale possa trasformarsi in un precedente pericoloso per la sua maggioranza. Si prosegue, quindi, sulla linea del garantismo. Nel frattempo, però, la ministra del turismo andrà a riferire in Aula, al Senato, mercoledì 5 luglio, alle ore 15.
Vedremo a quel punto allora come la maggioranza, tra cui anche Noi Moderati di Lupi, deciderà di proseguire.