Una quota dell'1,46% del Pil negli investimenti per la difesa nel 2023: è il piano di Guido Crosetto, svelato in audizione davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. Un'occasione per tornare sugli esiti del vertice Nato, tenutosi tra l'11 e il 12 luglio.
Il titolare del dicastero ha rimarcato come "siamo molto lontani" dal parametro del 2%, che quest'anno "verrà raggiunto e in alcuni casi superato da 11 Paesi".
A proposito del vertice di Vilnius, Crosetto ha spiegato che, dall'Alleanza, è giunto l'invito "a investire con continuità almeno il 2% del rapporto fra spese e Pil nel settore della difesa". Un "obiettivo minimo" già delineato nei mesi scorsi dal segretario generale Jens Stoltenberg.
Un obiettivo, quello tracciato dalla Nato, che ad oggi risulta ben lontano per il nostro Paese, per una serie di ragioni. A cominciare, ricorda Crosetto, dallo "stato del bilancio, dell'economia, della crisi in corso". Tutti fattori che non allontanano l'Italia dall'obiettivo, che 24 Paesi della Nato raggiungeranno già "il prossimo anno".
Quello di Vilnius, sottolinea ancora Crosetto, è stato "un vertice importante e strategico per le prospettive di adesione dell'Ucraina e il parere positivo fornito al futuro ingresso della Svezia". Poi una precisazione sull'addestramento dei piloti ucraini, al quale l'Italia non prenderà parte.
Durante il vertice, l'Alleanza ha stabilito delle modifiche all'assetto organizzativo, attraverso un'interazione più diretta fra il Consiglio atlantico e le autorità militari.
Tra le novità emerse a Vilnius, grande importanza allo studio del cambiamento climatico e dei nuovi fenomeni che minano la sicurezza globale. Tra questi spiccanla cybersicurezza, lo spazio, il problema sottomarino e la guerra ibrida.
Una chiosa sulla partecipazione "dei partner dell'Indo-Pacifico", necessaria, secondo il ministro della Difesa, per "l'affermazione di una postura in grado di intervenire sul fianco sud alla pari con quanto accade sul fianco est". Un risultato "importante per l'Italia", data "la posizione dei Paesi del fianco orientale".