Stando alle ultime notizie sul colpo di Stato in Niger, il presidente Mohamed Bazoum è stato sollevato dal suo incarico. Ad annunciarlo i militari del Paese, intervenuti alla televisione nazionale per confermare il golpe.
La chiusura del Paese al mondo esterno e l'imposizione di un coprifuoco sono i primi provvedimenti dei militari al potere. Questi ultimi assicurano di aver agito per conto del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (CLSP). I soldati hanno anche ribadito che "tutte le istituzioni" del Paese sono state sospese.
Il presidente, rovesciato a partire dalla giornata di ieri, mercoledì 26 luglio, è rinchiuso nella sua residenza ufficiale. Per il momento i colloqui tra le parti non hanno dato alcun esito.
A tenere l'annuncio televisivo c'erano il colonnello Amadou Abdramane accompagnato da nove soldati. Il portavoce dell'esercito ha spiegato che le forze di difesa e di sicurezza hanno "deciso di porre fine al regime che conoscete".
"Tutti i partner esterni" sono invitati "a non interferire" con il provvedimento dell'esercito. Tra i primi bersagli dell'ammutinamento c'è proprio il presidente Mohamed Bazoum: quest'ultimo avrebbe deciso di congedarsi dal comandante della Guardia Presidenziale, il generale Omar Tchiani. Un'ipotesi che non convinceva i militari, che così lo hanno bloccato nella sua residenza.
Le prime reazioni alla notizia sono degli Stati Uniti, che tramite il segretario di Stato Antony Blinken hanno assicurato il loro "fermo sostegno" al governo del Niger. Blinken ha anche richiesto il "rilascio immediato" di Bazoum.
Anche l'Onu prende le distanze da ogni tentativo di acquisire "il potere con la forza": lo si evince dalle dichiarazioni del portavoce Stephane Dujarric. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, "profondamente turbato" dal caso, "segue da vicino la situazione".
La Francia, infine, manifesta la sua preoccupazione attraverso le parole della ministra degli Esteri Catherine Colonna.
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a tutela dei "circa 170 italiani" che vivono in Niger, "tutti contattati dall'Unità di crisi della Farnesina".
Un caso che per certi versi ricorda il tentativo di ribellione della Wagner, con Putin che ha rivelato che grazie ai suoi uomini si è "impedita la guerra civile".