Da nein perentorio al parliamone ma senza contraddire l’idea di partenza: il salario minino non si può fare per legge. È in questo mood di affondi e ripiegamenti che è iniziata la discussione alla Camera sul tema del salario minimo. Sembra quasi che Giorgia Meloni si sia sentita, obtorto collo, costretta a ritrattare alla luce delle pressioni ricevute. Ma Giovanni Donzelli respinge in blocco questa ricostruzione e dice:
Non mi sembra prorio. È grazie a Giorgia Meloni che si è aperto un dialogo che è stato indirizzato finalmente in maniera più razionale. Invece di fare promesse spot come hanno fatto le opposizioni, si affronterà il tema in maniera seria e ce ne faremo carico.
Così il deputato, e numero due di Fratelli d’Italia, in una intervista esclusiva ai microfoni de La Stampa. Sempre sul salario minimo, poi, aggiunge:
Il lavoro povero – prosegue - è un tema reale ma dubito che chi ha creato il problema, ovvero la sinistra che ha governato per anni, possa trovare soluzioni utili. Il rischio della proposta presentata dalle opposizioni è il livellamento in basso dei salari e lo smantellamento della contrattazione. Che ci sono a farei sindacati se eliminiamo la contrattazione? Non abbiamo certo paura del confronto, ricordo che Giorgia Meloni è andata al congresso della Cgil per parlare anche di questi temi.
L’Italia che avanza secondo Donzelli
Giovanni Donzelli fa un resoconto del quasi primo anno di governo Meloni e passa in rassegna alcuni dati che sorridono al lavoro svolto:
I dati del FMI mostrano che l’Italia cresce più di Germania e Francia. L’indice Mib è ai valori più alti dal 2009, anche l’occupazione, con lavoro stabile, è a livelli record. Insomma, i presagi della sinistra su un’Italia isolata erano falsi ed il viaggio a Washington di Giorgia Meloni è l’ennesima prova della credibilità italiana.
Il riferimento è al viaggio di Giorgia Meloni in corso, proprio in queste ore, negli Stati Uniti d’America. La Presidente del Consiglio dei Ministri incontrerà il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, per rinsaldare l’asse Roma-Washington e rinvigorire i già ottimi rapporti diplomatici ed internazionali.
Il caso Santanché
La giornata di ieri dovrebbe anche aver messo la parola fine sul caso che ha coinvolto Daniela Santanché. La Ministra del Turismo ha passato il test della fiducia e la maggioranza di centrodestra, compatta, ha respinto la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle ed avallata dal Partito Democratico. Il commento di Donzelli:
L’aula è sovrana. È stato posto un dubbio di fiducia e il Parlamento ha votato. A questo punto Daniela ha non solo il diritto, ma il dovere di andare avanti a fare il ministro. La nostra difesa è stata sincera come sempre. Santanché è un ottimo Ministro. Ora vediamo quale sarà il prossimo esponente di governo di cui la sinistra chiederà le dimissioni.
Il pericolo climatico
L’intervista Francesco Olivo verte anche sul tema dei cambiamenti climatici. In auge, più che mai, alla luce dei segnali che il clima sta mandando attraverso le emergenze che sanno colpendo varie zone d’Italia. Donzelli prima ironizza: Spero che non venga data la colpa a Meloni anche per queste grandinate poi spiega che:
Parlare di negazionismo è un errore. Confondere i cambiamenti climatici con la meteorologia è superficiale. Bisogna puntare – ha chiarito – sulla difesa del territorio. Faccio un esempio: se in Romagna si fossero realizzati gli invasi previsti forse l’alluvione avrebbe avuto conseguenze meno drammatiche.
Nessuna volontà da parte del governo, quindi, di negare l’esistenza una crisi climatica. Tuttavia, Giovanni Donzelli ci tiene a precisare un aspetto: le politiche in contrasto al cambiamento climatico non devono danneggiare le industrie europee. Le sue aprole:
Per difendere il clima non bisogna penalizzare le industrie europee, in quel modo infatti si dà un vantaggio a quelle cinesi e indiane che inquinano molto più delle nostre, siamo fuori strada. In Europa c’è una logica miope che danneggia il manifatturiero, agevolando chi inquina.