A 520 giorni dallo scoppio della guerra, un dialogo relativo ad un possibile accordo tra Russia e Ucraina sembra ancora ben lontano. Un dato di fatto confermato dalle parole di Dmitri Peskov: il portavoce del Cremlino, citato dalla Tass, sostiene che Mosca sia pronta al confronto con Kiev.
Ma dall'Ucraina, a detta del diplomatico russo, arriverebbero solo rifiuti, nonostante il Paese invaso si trovi "in una situazione non facile". Anche Vladimir Putin ha lanciato accuse in relazione al rifiuto di negoziare con la Russia, indirizzate verso Usa e Nato. A riportare le sue parole, pronunciate in una sessione plenaria del vertice Russia-Africa di San Pietroburgo, è l'agenzia Interfax.
Su Twitter è arrivata la replica a distanza da parte di Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky, nei confronti di Peskov. Podolyak ha descritto le parole del Cremlino come "piagnistei negoziali".
Podolyak ha un'unica soluzione affinché l'Ucraina si sieda a un tavolo.
Un nuovo segno del distacco, anche ideologico, dall'"eredità russa", è rappresentato dalla firma di Volodymyr Zelensky su una legge a suo modo storica per il popolo ucraino. Il leader di Kiev ha messo nero su bianco all'ipotesi di "spostare" il Natale ucraino al 25 dicembre, la data più ricorrente in Europa.
Una scelta presa nel segno di una rottura aperta con la Chiesa ortodossa russa che, appunto, festeggia il Natale il 7 gennaio. Lo si può evincere anche da una nota comparsa sul sito web del Parlamento.