Quota 103, Opzione donna e Quota 41 per tutti: questi sono i temi principali della riforma delle pensioni del 2024. Il tema delle pensioni è uno degli argomenti più sentiti dai lavoratori, specialmente quando le prospettive previdenziali future non sono ancora chiare. Il governo Meloni ha prorogato le misure Quota 103, Ape sociale e Opzione donna solo fino al 31 dicembre 2023, mentre altre, come appunto Quota 41 per tutti, rischiano di non essere definite.
Tra azioni e delusioni, il governo Meloni dovrebbe trovare una soluzione previdenziale che rispecchi pienamente le esigenze dei lavoratori, restando sostenibile dal punto di vista finanziario. Le trattative sono complesse e le parti sociali non sono pienamente soddisfatte. La soluzione definitiva scivola lentamente verso l'autunno. Analizziamo nel dettaglio le prospettive previdenziali per i lavoratori nel 2024.
Cambiano le prospettive previdenziali future dopo l’ultimo tavolo di discussione tra il governo Meloni e le parti sociali. Il vertice del 26 luglio si è chiuso in una nota di amarezza e delusione, poiché nulla di nuovo è stato concordato sull’introduzione di un’uscita flessibile per i lavoratori o all’istituzione di nuove misure per tutelare le donne lavoratrice da inserire nella Manovra 2024. Attualmente, ogni discussione sul futuro previdenziale dei lavoratori è stata rimandata all’autunno.
Tuttavia, non si escludono delle modifiche alla pensione riservata per i contributivi puri. Infatti, è possibile che l’uscita a 64 anni con 20 anni di contributi e altre condizioni sia estesa a tutti i lavoratori. Vediamo insieme come funziona l’uscita dal lavoro dal 2024.
Il governo Meloni non si pronuncia sulla riforma delle pensioni. Nessuna buona notizia, per quanto riguarda Quota 103, Opzione donna e Ape sociale in scadenza entro la fine dell’anno in corso. È possibile che la misura Ape sociale venga rinnovata per il 2024, ma è ancora del tutto ignaro il destino che attende le misure Opzione donna e Quota 103.
Intanto, diverse indiscrezioni parlano del ritorno dell’uscita con Quota 96 per i lavoratori usuranti. Un’alternativa d’uscita anticipata a 60 o 61 anni di età correlata a un’anzianità contributiva di almeno 35 anni di versamenti.
Tuttavia, anche questa possibilità non è emersa dall’ultimo incontro tra governo e parti sociali.
Secondo numerosi esperti, il governo Meloni opterà per una proroga della misura Quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), mentre per le donne si ipotizza l’istituzione di un’Ape Rosa. È possibile che dal 2024, le lavoratrici non potranno più contare su un’uscita flessibile anticipata già ridotta all’osso nel 2023. In alternativa, alcune potranno accedere a un’indennità di accompagno alla pensione. Dunque, nessuna speranza per il ripristino dei vecchi requisiti di Opzione donna (58 e 59 anni di età e 35 anni di contributi).
In bilico Quota 41 per tutti, la misura tanto attesa e tanto decantata in sede elettorale rischia di non essere neanche tema di discussione. D’altra parte, non è mai stata una strada sostenibile.
Nei prossimi mesi il governo Meloni dovrà trovare un equo compromesso tra i requisiti agevolati e risorse disponibili da destinare alla spesa previdenziale. Attualmente, l’Esecutivo ha istituito il nuovo Osservatorio per reperire maggiori informazioni sul monitoraggio delle uscite e la flessibilità d’uscita.
In tutto questo, le parti sociali puntano all’introduzione di un’uscita flessibile a 62 anni correlata a un ridotto numero contributivo, all’ingresso di Quota 41 per tutti, a prescindere dall’età e l’ampliamento della platea degli aventi diritto alla pensione contributiva. Impegnandosi attivamente al rafforzamento degli strumenti dedicati alle imprese, come ad esempio l’isopensione, il contratto di espansione e così via.
In conclusione, fino ad oggi, non è stata fornita alcuna risposta concreta e chiara per i lavoratori e le lavoratrici riguardo al momento e alla modalità di lasciare il lavoro per accedere alla pensione nel 2024.