La scrittrice e conduttrice radiofonica Michela Murgia è venuta a mancare questa sera all'età di 51 anni, a Roma. La causa della morte è un carcinoma renale giunta al quarto stadio che la affliggeva da tempo. Cordoglio nel mondo dello spettacolo e della cultura.
La malattia che ha portato via Michela Murgia è un carcinoma renale, una neoplasia che rappresenta l'85% dei tumori derivanti dal rene. Le cause che portano alla sua formazione non sono ancora note, ma il carcinoma porta allo sviluppo incontrollato di cellule anomale per i tubuli renali. Murgia aveva deciso di non curarsi se non con un'immunoterapia a base di biofarmaci, poiché il tumore aveva raggiunto uno stadio troppo avanzato per essere sradicato:
La notizia del tumore era stata da Murgia in un'intervista al Corriere della Sera del maggio 2023, mentre nel luglio di quest'anno aveva deciso di non fare più apparizioni in pubblico.
Michela Murgia nel corso degli anni ha elaborato una visione di famiglia queer che cercava di cancellare le strutture patriarcali insite nel matrimonio e nei classici rapporti fra uomini e donne. Dopo essere stata sposata dal 2010 al 2014 con Manuel Persico, nel luglio di quest'anno si è unita a Lorenzo Terenzi, conosciuto mentre faceva da regista ad uno spettacolo teatrale di Murgia. I due si sono sposati "in articulo mortis"(clicca qui per approfondire).
La scrittrice considerava suoi "figli d'anima" tutte le persone con le quali ha stretto un rapporto affettivo e non, senza che i ruoli prestabiliti (come marito, moglie, ecc) ne definissero gli ambiti d'azione:
Nata nel 1972 a Cabras, in provincia di Oristanio, Murgia esordisce come scrittrice nel 2008 con il libro "Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria", sulla precarietà lavorativa femminile. Negli anni si specializza in spettacoli teatrali, trasmissioni radiofoniche, apparizioni televisivi e libri che hanno al centro del loro messaggio l'uguaglianza nel linguaggio e nei rapporti affettivi, la decostruzione delle strutture patriarcali e l'amore per la propria Sardegna, il tutto nell'ottica queer, antifascista e femminista.