L'economia della Russia arranca, lo dimostra l'impressionate crollo del rublo. Oggi, la borsa di Mosca si è svegliata con una notizia allarmante: ci volevano 101,01 rubli per un dollaro e 110,73 per un euro, come riferito dal Moscow Times.
Tutta colpa dell'effetto delle sanzioni, che hanno di fatto costretto il Cremlino ad accettare la traballante condizione economica in cui le importazioni superano le esportazioni. Non solo: i costi stessi del conflitto in Ucraina sono in continuo aumento, soprattuto perché la resistenza ucraina sta continuando a tenere testa ai contingenti russi, pesando ulteriormente sulle casse di Mosca.
La Banca centrale russa entra dunque in azione per cercare di fermare, o quantomeno rallentare, la caduta libera del rublo. Mosca potrebbe trovarsi costretta ad aumentare le tasse su petrolio e gas, in modo da rimpolpare un po' le sue casse con i proventi dall'industria energetica. La scelta si rivela necessaria, soprattutto dopo aver appreso che le entrate ridotte da petrolio e gas potrebbero far deragliare il bilancio anche fino al 2026, portando il Cremlino in un probabile baratro economico.
L'agenza di stampa russa Inferax ha riportato le linee guida della Banca centrale russa per le politiche monetarie dei prossimi tre anni:
Si legge nell'avviso.
Sempre la Banca centrale ha annunciato un incontro urgente per discutere del tasso d'interesse di riferimento, per comprendere le ragioni e le possibili soluzioni a questa allarmante caduta del rublo. La moneta russa non toccava un livello così basso dal marzo 2022, subito dopo lo scoppio della guerra contro l'Ucraina. Ora la sfida per l'economia di Mosca sarà trovare delle basi di appoggio abbastanza solide da continuare a mantenere lo sforzo bellico e a far fronte alle continue sanzioni che arrivano dai Paesi dell'occidente.