Nella giornata di ieri, la Commissione Elettorale dello Zimbabwe (Zec) ha annunciato la rielezione del presidente uscente Emmerson Mnangagwa (80 anni) del partito Zanu-Pf con il 52,6% dei voti, contro il 44% di Nelson Chamisa, portavoce del partito Citizens Coalition for Change (CCC). Le votazioni, che si sono tenute lo scorso 23 agosto e i cui risultati era previsto che venissero resi noti entro cinque giorni, secondo gli osservatori internazionali non hanno rispettato gli standard democratici. Promise Mkwananzi, portavoce del CCC, ha dichiarato che il partito non può "accettare i risultati" e ha definito "falso" il conteggio dei voti.
Fabio Massimo Cataldo, capo osservatore della Eueom (EU Election Observation Missions presso la Repubblica dello Zimbabwe), in una conferenza nella capitale Harare ha commentato lo svolgimento delle votazioni presidenziali e legislative e i risultati resi noti ieri:
Tra le criticità registrate in queste elezioni, Cataldo ha segnalato "ritardi inaccettabili" nelle aperture dei seggi e una "vasta e sostenuta campagna di disinformazione", con il tentativo di questa di colpire e sviare anche l'attività degli osservatori internazionali. Tutte le missioni internazionali che hanno esaminato lo svolgimento delle votazioni, tra cui quelle dell'Unione Africana e del Sadc (Southern African Development Community), hanno criticato la mancanza di liste elettorali adeguate le discriminazioni economiche e di informazione nei confronti dei candidati dell'opposizione e a favore del partito al potere.
Il partito Zanu-Pf, storico movimento di liberazione del Paese, è al potere dal 1980 quando lo Zimbabwe ha ottenuto l'indipendenza dall'Inghilterra. Mnangagwa è presidente dal 2018, quando ha vinto le elezioni con una modalità molto simile a quella che oggi è stata riscontrata e criticata dalle missioni internazionali.