Sono trascorsi appena otto giorni da quando Gianmarco Tamberi ha vinto il titolo mondiale di salto in alto, l'unico oro che mancava alla sua collezione a dir poco straordinaria, e in quegli otto giorni è successo di tutto e di più. Dalle frasi sul padre e suo ex coach ("Al di là dei contrasti tra noi, questa medaglia è anche sua") al sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, che ha chiesto un avvicendamento di testimonial per la pubblicità delle Marche tra l'ex ct azzurro del calcio Roberto Mancini e appunto il Gimbo nazionale; fino ad arrivare alla fede calcistica.
Un segreto svelato, quest'ultimo, che ha quasi scatenato un putiferio in rete, rischiando di oscurare (ma rischiando soltanto, eh) il prossimo impegno di Tamberi: il Weltklasse Zürich di domani, 31 agosto, il mitico meeting di Zurigo nell'altrettanto mitico stadio "Letzigrund", in cui l'azzurro ritroverà tutti i protagonisti della pedana iridata di Budapest, tranne la medaglia d'argento JuVaughn Harrison. E nella consueta conferenza stampa pre-meeting, condotta dall'ex ostacolista e ancora primatista europeo dei 110 (12.91 nel 1993), il britannico Colin Jackson, Gimbo si è aperto.
Non come ha fatto su Dazn, rivelando il suo tifo per la Juventus, squadra scelta da ragazzino perché "mio padre tifava Inter", ma in maniera ancora più distesa. "Guardandomi negli occhi, tutti hanno capito quanto fossi felice per l'obiettivo raggiunto ai Mondiali. Ma anche con quella medaglia al collo ho continuato a pensare da dove fossi partito. E cioè all'infortunio che mi fece rinunciare ai Giochi del 2016, ai due interventi chirurgici, a cosa è venuto dopo. Ho celebrato una grande vittoria, ma ho ricordato anche gli incubi, le paure, la tristezza provati in passato. So da dove vengo".
A Budapest, rimarca poi il 31enne saltatore marchigiano, "ho chiuso un cerchio dopo aver vinto Olimpiadi, Europei outdoor e indoor, Mondiali indoor e due finali di Diamond League". Queste ultime proprio a Zurigo. Non rincorrerà tuttavia un terzo trionfo in Diamond, visto che ha già annunciato che non sarà alle finali di Eugene, in Oregon, per non compromettere la preparazione in vista di un 2024 in cui è atteso agli Europei di Roma e, soprattutto, alle Olimpiadi di Parigi.
Assieme a Tamberi, in conferenza stampa ci sono il campione del mondo del lancio del giavellotto, l'indiano Neeraj Chopra, e l'oro a sorpresa nei 1500, lo scozzese Josh Kerr. "Neeraj mi ha detto che vorrebbe arrivare a 90 metri - rivela l'azzurro - Gli ho detto che qui a Zurigo tutto è possibile e il pubblico è incredibile. Concentrati sui 90 metri e li raggiungerai. Mai pensare a ciò che devi fare, piuttosto concentrati su ciò che vuoi".
Quando Jackson gli chiede cosa cerchi al "Letzigrund", Tamberi risponde con sincerità: "Dopo Budapest ho pensato che il mio anno fosse finito, perché ho messo tutto in quella competizione e ora è difficile rimanere motivato. Così come è difficile arrivare qui e pensare a un possibile risultato. È difficile, soprattutto, prendere sonno dopo aver vinto l'oro ai Mondiali. Non sono abituato a un traguardo simile. Mutaz (Barshim, il suo amico con il quale ha condiviso l'oro olimpico; ndr) forse è abituato, ma io no e ho pensato: 'E adesso?' La forma c'è, è la stessa di una settimana fa. Però la stanchezza si sente".
"D'accordo - gli risponde Colin Jackson - ma non sarai più tranquillo?" E Gimbo: "Ho bisogno della pressione, dell''ora o mai più'. Prima di Budapest, agli organizzatori di questo meeting ho detto che sarei venuto solo per il pubblico, a cui prometto che darò il meglio di me stesso. Ma sarà difficile, vedremo cosa succederà".
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