Un seminarista cattolico è stato bruciato vivo in Nigeria e un altro è stato rapito. Lo comunica l'Acs, la Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, denunciando le situazione sempre più difficile dei missionari nello stato africano.
Un altro, brutale attacco contro la Chiesa cattolica in Nigeria. A pagarne le spese è, stavolta, un seminarista, Na'aman Danlami, di soli 25 anni, bruciato vivo a seguito di un aggressione di un gruppo di banditi Fulani alla parrocchia di St. Raphael, nello stato di Kaduna.
L'assalto ha avuto luogo la sera di giovedì 7 settembre, quando gli aggressori hanno attaccato la diocesi, dando fuoco alla chiesa dentro la quale è rimasto intrappolato il giovane Danlami. Salvi il parroco, don Emmanuel Okolo, e il viceparroco.
Questa la ricostruzione dei fatti fornita dalla fondazione pontificia Acs (Aiuto alla Chiesa che Soffre), confermata dalle parole del vescovo di Kafanchan, monsignor Julius Kundi.
Parlando dell'attacco, monsignor Kundi si sofferma, poi, sulla difficile situazione vissuta dal clero cattolico in Nigeria, nella quasi totale assenza di controllo e supporto da parte delle autorità locali.
A questa tragica notizia si deve aggiungere quella del rapimento, sempre a Kaduna, di un altro seminarista Ezequiel Nuhu.
La Nigeria resta, dunque, uno dei territori più pericolosi per la Chiesa cattolica, come dimostrano i numeri relativi al 2022:
Situazione che non sembra affatto migliorata nel 2023, in cui il numero dei parroci rapiti è, al momento, arrivato a 14. L'ultimo caso aveva riguardato padre Azubuike, rapito a luglio e poi liberato.
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