Via libera da parte dell'assemblea del Cnel al documento finale su lavoro povero e salario minimo. Nel testo si dà priorità alla "via tradizionale" della contrattazione collettiva. No alla proposta di sperimentazione presentata dai cinque esperti nominati dal presidente della Repubblica, relativa all'ipotesi della tariffa retributiva minima da affiancare alla contrattazione salariale.
Secondo quanto trapelato, il documento è passato in Assemblea con 39 voti a favore e 15 contrari. 8 consiglieri si sono astenuti dal voto. Tra i no quelli di Cgil, Uil e Usb, oltre ai cinque consiglieri di nomina presidenziale.
A commentare il verdetto dell'Assemblea è intervenuto Renato Brunetta, che dal 20 aprile di quest'anno presiede il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.
Il testo, spiega Brunetta, "individua una 'cassetta degli attrezzi' per gestire, in modo articolato e mirato le diverse criticità del lavoro povero e dei salari minimi adeguati per tutti i lavoratori". Tutela, dunque, "non solo per i dipendenti e non solo per i livelli più bassi delle scale di classificazione contrattuale".
Il no del Cnel, continua il presidente, ha impedito un'apertura "a soluzioni semplicistiche che non sanno poi fare i conti con la realtà e con i bisogni delle persone in carne e ossa".
I cinque consiglieri nominati dalla presidenza della Repubblica avevano identificato una loro proposta volta alla "sperimentazione della tariffa retributiva minima", con particolare attenzione ai settori più critici.
Il salario minimo per legge, secondo i cinque esperti, "se ben implementato all'interno dei meccanismi della contrattazione collettiva, non indebolisce ma rafforza la stessa". Una convinzione che tuttavia ha incontrato le resistenze dell'assemblea del Cnel.