Obitori degli ospedali al collasso a Gaza, a tal punto che i cadaveri palestinesi vengono accalcati nelle celle frigorifere dei furgoncini del gelato. È l'ultima, disperata soluzione di medici e volontari che stanno facendo il possibile per dare un riposo dignitoso alle vittime dei bombardamenti israeliani.
Nelle ultime ore sui social stanno circolando foto e video di questi mezzi impiegati per adagiare i corpi, avvolti in lenzuoli bianchi. I numeri parlano di un bilancio di 2.750 vittime nella Striscia di Gaza, che aumentano a vista d'occhio col passare delle ore. Al momento, secondo il ministero della Sanità, si tratta di un computo "ancora provvisorio" perché ci sono "numerosi morti e feriti sotto le macerie e non ci sono modi per recuperarli".
Una situazione confermata dagli stessi medici al lavoro in prima linea, che hanno parlato di un sistema "completamente al collasso" nella gestione dei corpi.
Una versione confermata anche da altri dottori, Kamis e Abu Saleh, medici dell'Unione medica Euro Mediterranea (Umem).
Alla luce del sovraffollamento degli obitori, le autorità della Striscia di Gaza hanno rivelato al canale di notizie Al Mamlaka di aver seppellito cento cadaveri in una fossa comune. Molti corpi non sono stati neppure identificati.
La Cnn riporta le parole di Salama Marouf, capo dell'ufficio stampa governativo, controllato da Hamas.
Proprio l'ospedale Al-Shifa di Gaza si è trasformato in un vero e proprio luogo di sepoltura. Ma come stanno i pazienti ricoverati nella struttura? A dare una risposta è Bisan Odehis, volontario di 24 anni per ActionAid Palestina, che parla di "condizioni miserevoli" e persone che vivono "senz'acqua, senza cibo e senza igiene", in quello che "prima era il più grande e importante ospedale della striscia di Gaza".
Non solo obitori al collasso, secondo quanto riporta l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nel suo ultimo report sulla situazione nella Striscia e in Cisgiordania.
Per il quinto giorno consecutivo, spiega l'Organizzazione, Gaza è rimasta "senza elettricità, portando sull'orlo del collasso i servizi vitali, compresi quelli sanitari, idrici e igienici", e "aggravando l'insicurezza alimentare". La popolazione di Gaza ha anche "un accesso fortemente limitato all'acqua potabile".