Espulsioni "in grande stile", più frequenti e più rapide: questo il diktat di Olaf Scholz per la gestione dell'emergenza migranti in Germania. Il cancelliere tedesco è tornato sul tema nel corso di un'intervista rilasciata al settimanale "Der Spiegel".
Il riferimento del capo dell'esecutivo federale va a quei profughi che non hanno "alcun diritto di rimanere" in Germania. Chi non ha "prospettive di permanenza" in terra tedesca, non potendo far valere "ragioni di protezione", "deve tornare indietro".
Tra i soggetti ai semafori verdi identificati dal cancelliere ci sono i lavoratori, "di cui abbiamo bisogno", e "coloro che chiedono asilo, ad esempio perché perseguitati politicamente" o in fuga "dalla guerra o dalla morte".
Un pugno duro che, a detta del governo federale, si rende sempre più necessario in Germania, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca legati ai migranti irregolari. Per aumentare le espulsioni, secondo Scholz, le autorità devono operare "24 ore su 24".
Necessaria anche la digitalizzazione degli enti per la migrazione, decisiva per uno smaltimento più rapido delle pratiche. Anche i procedimenti giudiziari per le espulsioni devono diventare più veloci, dato che soltanto il primo grado richiede "dai quattro ai 39 mesi".
Una chiosa sull'ipotesi che l'inasprimento delle politiche migratorie, del quale Scholz ha discusso anche con Giorgia Meloni, sia una strategia studiata a tavolino per ottenere consensi.
A condividere la linea dura sull'immigrazione è lo stesso Partito socialdemocratico tedesco (Spd) del quale l'ex ministro del governo Merkel è un esponente. Regolare l'immigrazione, spiega il cancelliere, "è il nostro compito e sono sicuro che il governo federale sia strettamente unito nella questione".