23 Oct, 2023 - 10:08

Filippine, convocato l’ambasciatore cinese: “Manovre di blocco pericolose”

Filippine, convocato l’ambasciatore cinese: “Manovre di blocco pericolose”

In Estremo Oriente le Filippine hanno convocato l’ambasciatore cinese per chiedere spiegazioni riguardo una collisione tra navi all’interno del mar Cinese meridionale. Teresita Daza, portavoce del ministero degli Esteri di Manila, capitale delle Filippine, ha ribadito di aver convocato l’ambasciatore cinese per far luce su quanto accaduto.

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Stiamo sfruttando appieno tutti i processi diplomatici a nostra disposizione, inclusa la convocazione dell’ambasciatore cinese, cosa che abbiamo fatto questa mattina.

Filippine, convocato l’ambasciatore cinese: Azioni provocatorie, irresponsabili e illegali

Manila ha chiesto a Pechino di sospendere ogni azione nel mar Cinese per evitare ulteriori incidenti e veder salire la tensione nell’area. Fino ad ora i due paesi si sono scambiati accuse riguardo alla natura delle azioni, definite provocatorie e irresponsabili.

La risposta della Cina non si è però fatta attendere e ha a sua volta accusato alcune unità delle Filippine di aver superato il confine entrando in acque cinesi senza nessuna autorizzazione, questo nonostante gli avvertimenti fatti via radio.

Filippine-Cina: gli USA condannano Pechino

Le collisioni tra le navi sono successe domenica mattina ma si tratta solo dell’ultimo episodio di una serie di scontri tra i due paesi. Eventi che hanno provocato una ferma condanna da parte degli Stati Uniti, stretti alle Filippine da un patto di mutua difesa dal 1951. In particolare, il dipartimento di Stato USA ha diramato una nota in cui si definiscono manovre pericolose quanto commesso dalla Cina, violando il diritto internazionale.

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Violato il diritto internazionale interferendo intenzionalmente con l’esercizio della libertà di navigazione in alto mare delle navi filippine.

Questo ennesimo scontro riguarda in realtà un più ampio problema a proposito delle rivendicazioni di Pechino nel Mar Cinese meridionale, la quale pretende il possesso dell’85% delle acque. Questa percentuale includerebbe però anche zone che sono rivendicate da Vietnam e Filippine per l’appunto. Per tale ragione, nel corso degli ultimi anni la Marina cinese è spesso stata impegnata nella costruzione di vere e proprie basi militari nell’area, su zone di territorio vaste poco più che una manciata di scogli.

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Beatrice Balbinot
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