Si potrebbe tornare ad indagare sull'omicidio di Alice Neri, la mamma di 32 anni trovata morta carbonizzata nel bagagliaio della sua auto a Fossa di Concordia, nel Modenese, il 18 novembre 2022. Stando a quanto riporta il Resto del Carlino, il team legale del marito Nicholas Negrini avrebbe infatti posto l'accento sulla posizione di un collega della vittima mai sospettato, il cui alibi sarebbe da verificare. A suo carico ci sarebbero degli indizi di colpevolezza.
L'uomo, di cui non sono state rese note le generalità, avrebbe avuto degli screzi con la vittima e, oltre ad avere un alibi non convincente, sarebbe stato trovato in possesso di alcuni abiti sporchi di sangue. A parlarne è il Resto del Carlino, secondo cui la sua posizione sarebbe stata passata al vaglio dai consulenti del marito di Alice Neri, Nicholas Negrini, la criminalista Katia Sartori e l'ex generale dei Ris Luciano Garofano, tra gli altri.
Il loro obiettivo è indicare strade alternative a quelle finora percorse, che vorrebbero come principale indiziato del delitto il 29enne di origine tunisina Mohamed Gaaloul, in carcere da dicembre. Contro di lui ci sarebbero numerose prove ma, per fare luce su quanto accaduto, potrebbe essere necessario indagare ancora.
ha spiegato l'avvocato Antonio Ingroia, che rappresenta il marito della vittima, al quotidiano bolognese.
Finora sappiamo che l'omicidio di Alice Neri è stato particolarmente brutale, non solo per il numero di coltellate, di gran lunga superiori rispetto al numero delle lesioni riscontrate sul corpo della vittima (ridotto a uno scheletro), ma anche per efferratezza. Chi l'ha colpita, con fendenti violenti e ripetuti, puntando dritto al cuore con un'arma bianca, l'avrebbe prima aggredita sessualmente e poi data alle fiamme.
L'accusa è convinta che sia stato il sospettato numero uno, per diversi motivi. Gaaloul sarebbe stato l'ultimo a vedere la 32enne. Conosceva bene, inoltre, il luogo in cui il suo corpo fu ritrovato, una zona di campagna, "amena", che era solito frequentare con gli amici e con le sue amanti e in cui, da qualche parte, si celava una tanica di olio esausto mantenuta dal contadino che si occupa del fondo, la stessa usata per appiccare l'incendio.
Il giorno dopo il delitto era stato visto con i vestiti sporchi d'olio e poi, come se non bastasse, era fuggito dall'Italia, raggiungendo la Germania e poi la Francia, probabilmente per evitare la cattura. Nel suo borsello erano state trovate tracce del Dna di Alice. Indizi gravi che, secondo la Procura, lo incastrerebbero. Soprattutto dopo l'archiviazione delle posizioni del marito e del collega con cui la 32enne era uscita per bere una cosa la sera del delitto, entrambi indagati come atto dovuto.
Resta da chiarire, se si deciderà di farlo, il ruolo dell'uomo indicato dai consulenti di Negrini. Viene da chiedersi se non possa essere il cosiddetto "terzo uomo" del mistero, come era stato chiamato il collega di lavoro che aveva indirizzato ad Alice diverse lettere d'amore, finito nel mirino degli inquirenti ma mai indagato proprio per via del suo "alibi di ferro". L'uomo avrebbe incontrato la vittima la mattina del 17 novembre. Il 18 sarebbe arrivato sul luogo di lavoro più tardi del solito, chiedendo nuovi vestiti in magazzino in cambio dei vecchi.
In questo articolo parlavamo degli ultimi sviluppi del caso con l'avvocato Cosimo Zaccaria: Alice Neri, chiuse le indagini. Il commento del legale della famiglia: "Femminicidio terribile, daremo voce a questa giovane mamma che non esiste più".