Il Tribunale di Verona ha imposto all’ospedale dell’omonima città il risarcimento per uno sbaglio durante l’operazione a cui si era sottoposta Sabrina Di Girolamo, costretta alla sedia a rotelle da quel giorno. A causa di un errore commesso da uno specializzando, infatti, la donna dal 2017 è rimasta tetraplegica, perdendo l’uso di gambe e braccia. Il tribunale ha solo ora disposto il risarcimento per la giovane, all’epoca 36enne: la somma complessiva è di 1 milione e 636.910 euro.
L’errore fatale è stato commesso da uno specializzando membro del team chirurgico. L’intervento sarebbe dovuto essere di routine: la giovane si era recata a Verona per la rimozione di un tumore benigno. Nel corso dell’operazione, lo specializzando (probabilmente lasciato senza supporto dal neurochirurgo) avrebbe sbagliato il posizionamento della paziente, fatto che le ha causato danni irreparabili dal punto di vista neurologico.
Di Girolamo ha espresso il suo pensiero in un lungo post Facebook, sottolineando come la sua vita sia irrimediabilmente cambiata da quel giorno.
Il risarcimento disposto dal Tribunale di Verona supera il milione di euro, cifra che non sarà versata interamente dall’ospedale dove è stata operata la giovane. Resta grave, oltretutto, il ritardo della sentenza: in precedenza, infatti, pur avendo già accertato la malasanità, la donna aveva percepito solo una cifra vicina ai 50mila euro. Ora è stato raggiunto un accordo per il corrispettivo dell’intera cifra giudicata idonea dal tribunale:
Parlando in generale, la malasanità è un tema che colpisce senza distinzione tutti i servizi sanitari nel mondo, a prescindere che siano pubblici o privati. Secondo studi condotti dalle associazioni di settore, si stima in circa 1 milione le morti in Europa che potrebbero essere evitate.
Solo facendo riferimento al caso italiano, la spesa annuale per i risarcimenti prescritti per gli errori medici è pari a circa 22 miliardi. In alcuni casi, come in quello di Verona, appare evidente come l’errore sia umano mentre in altri contesti può essere dovuto a carenze nelle strutture ospedaliere. È il caso, ad esempio, avvenuto in Salento dove una paziente, portata in ospedale per un colpo di calore, è morta: i medici non sono stati in grado di abbassare la temperature corporea perché il ghiaccio era assente.