Da aprile in tenda e senza nessuna risposta da parte del governo, questa è la situazione sul caro affitti raccontata dalla responsabile al diritto allo studio di Udu Alessia Polisini. Lo scorso 30 ottobre alcuni rappresentanti del sindacato hanno incontrato il ministro Bernini ma sembra che non ci siano stati i riscontri attesi.
Sono drammatici i dati che emergono dal report Universitari al verde, presentato alla Sala stampa della Camera dei deputati da Unione degli Universitari e Federconsumatori. In breve studiare è sempre di più un lusso riservato a pochi, specialmente se si decide di farlo lontano dalla propria città. Mediamente uno studente spende per tasse, alloggio, pasti, trasporti, materiale didattico e digitale, cultura, attività sociali, ricreative, sport e salute:
Già qualche giorno fa è stata presentata l'indagine 'Emergenza fuori Sede' e la 'protesta delle tende' va avanti da maggio. Ai microfoni di Tag24 ha parlato la responsabile del diritto alla studio dell'Unione degli Universitari Alessia Polisini.
"Abbiamo svolto questo incontro il 30 ottobre dopo mesi di notti in tenda in tutto il Paese, tantissimi studenti hanno passato le loro nottate nelle tende per denunciare il costo esorbitante degli studi e un sistema di diritto allo studio che non funziona. La ministra ha scelto di incontrato tutte le organizzazioni del Cnsu e abbiamo portato una serie di quesiti sui quali attendevamo una risposta...abbiamo lasciato un documento scritto ma non abbiamo avuto risposte"
"Ci ha detto che sul numero chiuso si valutano proposte e noi abbiamo proposto un'apertura completa con una serie di investimenti per studenti e studentesse. Per quanto concerne invece il tema affitti si conferma una mancata inversione di rotta rispetto i fondi del Pnrr verso i privati: dal 72% arriveremo all'80% di finanziamento verso i privati. Non offriranno posti letti per il diritto allo studio e invece offrono alloggi di lusso non destinati al diritto allo studio ma a un'utenza che può permettersi quel tipo di alloggio"
"Noi abbiamo rinnovato la nostra posizione: questi fondi non possono andare in mano ai privati e non possono non garantire la fruibilità per il diritto allo studio. Per quanto invece riguarda la salute mentale non abbiamo avuto risposte. Sulle borse di studio abbiamo sottolineato che per avere una risposta abbiamo dovuto attendere ben cinque interrogazioni alla ministra, abbiamo scoperto i destinatari da una dichiarazione al 'Sole24Ore'."
"Assolutamente no. Sono stati tagliati 300mila euro da un contributo destinato agli studenti universitari fuorisede che era già stato depauperato. Diversi tagli sono stati relativi anche alle borse di studio e sono stati negati diritti a molte persone"
"Noi abbiamo lanciato due anni fa durante la pandemia un'indagine su studenti medi e universitari che si chiamava 'Chiedimi come sto?' e in poco più di un mese sono arrivate 30mila risposte in cui il 90% chiede l'assistenza psicologica gratuita, motivo per cui al Senato abbiamo depositato una proposta di legge che si chiama come il questionario per chiedere sportelli d'ascolto, nel report calcoliamo anche la spesa per un trattamento psicologico e psicoterapeutico e si tratta di una spesa di un minimo di 1700 euro...è fondamentale"
Sì, dal sistema universitario ma anche dalla condizione socioeconomica. Sostenere gli studi con questi costi e con l'obbligo di essere performativi provoca stress, ansia e depressione. Leggiamo dall'indagine di una forte presenza di studenti e studentesse che arrivano a atti di autolesionismo o abuso di alcool e sostanze...è una richiesta che abbiamo preso a cuore. Attendiamo però che la proposta di legge venga ancora calendarizzata".
Sulle università si pone un problema di classe: lo studio universitario diventa sempre più elitario e soprattutto sta diventando un privilegio piuttosto che un diritto studiare. Da poco abbiamo lanciato un questionario per capire l'impatto dei costi e attendiamo le risposte per completare il quadro. Il costo generale ha un impatto importante sull'abbandono. Inoltre cresce l'incertezza del futuro e per la propria indipendenza. Molti giovani italiani restano ancorati alle famiglia anche fino ai 35 anni a causa dei costi della vita troppo alti e spesso dopo l'università è difficile trovare lavoro"
Difficile a dirsi. Continua ad esserci una fuga di cervelli...pensiamo all'Italia molti studenti si mobilitano per la ricerca sì di una migliore didattica ma anche per condizioni migliori di diritto allo studio e di tutele. Lo stesso discorso vale per l'estero dove si offrono sistemi di diritti allo studio migliore. Siamo l'unico Paese in Europa dove esiste la figura dell'idoneo non beneficiario: una contraddizione di termini!"
Sicuramente la prima cartina al tornasole è la legge di bilancio. Non possiamo pensare di recepire i tagli sull'università e sull'istruzione: il 17 saremo in piazza e chiediamo il finanziamento del diritto allo studio, delle università e porteremo anche il tema del caro studi. Chiederemo anche la calendarizzazione della pdl 'Chiedimi come sto', insomma vogliamo sia rimessa al centro l'istruzione"