La Sicilia al centro del nuovo progetto tecnologico chiamato Floating offshore wind presentato questa mattina a Catania. Alessandro Viviani, senior consultant di The European House - Ambrosetti, ha presentato la tecnologia davanti a oltre venti società produttive e al ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Nell'ambito dell'evento "Opportunità industriali dalla transizione energetica per la Sicilia, per l'Italia e per l'Europa" la Sicilia è stata protagonista di incontri fra istituzioni, industriali e portatori di interesse. La regione, infatti, è la principale sede di produzioni petrolchimiche a livello europeo e, per questo, terreno fertile per nuovi progetti di decarbonizzazione e tecnologie sostenibili.
Dopo il fotovoltaico, adesso, si guarda al vento. Il vento soffia più forte in mare che sulla terraferma, dunque, perché non sfruttare l'enorme potenziale che la regione siciliana offre in termini di sinergia fra elementi naturali e impianti industriali sostenibili? Come Viviani ha precisato:
Secondo il senior consultant, il pregio della Sicilia non finisce qui, perché la ricchezza della regione sta nell'ampia disponibilità di risorse rinnovabili, sulle quali è indispensabile investire. Non stupisce, quindi, il ruolo di apripista per la transizione ecologica del Bel Paese.
Già dalla prima metà del 2020, Renexia aveva proposto un parco eolico offshore, Med Wind, da installare nel canale di Sicilia. Ora, il Politecnico di Torino conferma il potenziale di energia eolica offshore della regione: ben 65 GW.
La nuova tecnologia del Floating offshore wind prevede la costruzioni di potenti turbine in mare aperto, le quali produrrebbero energia tramite la forza del vento. La piattaforma sarebbe attaccata al fondo tramite l'uso di cavi e ancoraggi.
Le stime affermano che l'Italia può aspirare a produrre oltre 2,1 GW entro il 2030. Si tratterebbe di mettere in piedi un progetto del valore di 255 miliardi di euro che darebbero lavoro a 1,3 milioni di dipendenti, in cui lo sfruttamento dell'energia eolica offshore rivestirebbe il ruolo di protagonista.
Infatti, l'eolico ha un impatto ambientale minimo e permette di raggiungere molto velocemente la decarbonizzazione delle produzioni. Senza considerare l'opportunità di creare occasioni per lo sviluppo tecnologico e locale e, tramite la costruzione di piattaforme, infrastrutture e cantieri, dare lavoro.
Il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto ha affermato l'importanza dello sfruttamento dell'eolico nel Mezzogiorno. "Questo incontro sul cambiamento è un momento importante di approfondimento anche di confronto tra esperti su quelli che sono i nuovi percorsi come fotovoltaico ed eolico galleggiante in mare utilizzando in modo corretto l'idrogeno e creando le condizioni per un futuro decarbonizzato. Se parliamo di rinnovabili parliamo di clima favorevole ed essere immersi nel Mediterraneo significa avere tanto sole e tanto vento. Ecco perché è importante che il Sud diventi l'hub di tutta l'Europa. E' tempo di costruire impianti a emissioni zero e la Sicilia deve dotarsi di termovalorizzatori perché è una sfida che gran parte del Nord già ha già vinto".
Il progetto vede una partnership fra The European House – Ambrosetti, Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia, impegnate nella transizione verde. L'incontro conclusosi pochi minuti fa a Catania ha messo in luce l'importanza di avere investimenti adeguati e il supporto dello Stato.
Alessandro Viviani spiega che: "Per cogliere queste opportunità di sviluppo industriale, il Paese deve organizzare la filiera, investendo e potenziando gli asset portuali e cantieristici soprattutto nelle regioni del Sud Italia, in cui il vantaggio logistico è evidente, allo stesso tempo, è necessario dare stimolo alla filiera con una visione di sviluppo di lungo periodo e con il supporto a quei progetti che già nel breve termine dimostrino di poter generare ricadute occupazionali e di sviluppo nei territori interessati. A tal fine, è oltremodo opportuno promuovere un nuovo corso nei rapporti tra Regioni e governo nei processi di pianificazione e approvazione dei grandi progetti al fine di massimizzare le ricadute positive sui territori interessati".
Intenso e proficuo l'evento che oggi ha messo al centro del dibattito lo sviluppo di tecnologie basate su fonti rinnovabili. Accanto all'energia solare ed eolica, impossibile trascurare l'idrogeno rinnovabile per la raffinazione, di cui la Sicilia è polo d'eccellenza.
Non a caso, la regione copre il 7% del PIL e dell'occupazione nazionale per quanto riguarda gli ambiti della chimica e della raffinazione. Il know-how e le infrastrutture presenti sull'isola diventano, perciò, le leve da spingere per iniziare il processo di decarbonizzazione.
Quest'ultimo richiederebbe 8-10 miliardi di euro per l'adeguamento degli impianti in Sicilia, mentre 25-30 miliardi si calcolano per l'intero territorio nazionale. È necessario, perciò, un piano di politiche ad hoc, come la creazione della Hydrogen Valley siciliana. Alla luce di quanto stabilito dalla UE che ha posto come obiettivo per il 2030 il raggiungimento del 90% di penetrazione delle fonti rinnovabili.
Sfida non da poco per il Bel Paese, che è ancora lontano dal target. Inoltre, produrre idrogeno rinnovabile richiede lo sviluppo di una strategia per accelerare la produzione di energia elettrica rinnovabile. Corrado Panzieri, partner e head of Innotech Hub The European House - Ambrosetti, spiega che una filiera dell'idrogeno italiana porterebbe molti vantaggi: