Il brand pugliese tutto al femminile sta conquistando il mercato e non solo. Dopo la sconvolgente vicenda di Giulia Cecchettin e l'indignazione provocata dalla tragedia, è ora più che mai essenziale scardinare i pregiudizi e gli stereotipi che popolano la cultura italiana.
Infatti, le sfide di Twilo sono tante, a partire proprio dal racconto della mission aziendale a causa dei tabù, dei modi di vivere la sessualità e l'affettività sbagliati che ancora animano il nostro Paese. Noi di Tag24 abbiamo discusso dell'argomento insieme alla CEO Andreina Serena Romano.
D: La start up è quasi interamente formata da donne, e anche questa mi sembra una componente importante; perché sono tutte donne? Quanto è importante l’impronta femminile nello sviluppo di prodotti di questo genere?
R: Allora, in questo caso la diversità, anche a livello tecnico è fondamentale. Chi più di una donna può comprendere il piacere? Cosa può mancare al prodotto e in che modo si ci può approcciare, magari, anche in un rapporto a due? Qui aiuta avere una visione diversa. Dall’altro lato, la sensibilità nella comunicazione, nella presenza ecc., è molto utile a veicolare temi così importanti, che magari, molto spesso, non possono essere veicolati da un uomo.
O meglio: le tematiche femminili hanno la loro forza se alla base c’è un’affermazione femminile, che poi può essere inglobata a quella maschile, però chiaramente se non parte da una donna, diventa difficile anche lavorare sul resto. È quindi fondamentale, anche come proiezione sul mercato, dare l’idea che la donna stessa è la prima a non avere pregiudizi di questo genere, aiuta tanto anche nel presentare e nel far passare un messaggio che è molto difficile e particolare da far passare.
Su questo è importante anche dire che se fosse stato un uomo a portare avanti un progetto del genere sicuramente sarebbe stato diverso. Un uomo che parla di tematiche sessuali viene visto in maniera diversa, è più figo perché magari è una persona che ha una visione imprenditoriale incredibile. La donna invece non potrà mai essere così lungimirante, è in un gradino più basso. Questo fa capire quanto sia importante riflettere su un mercato che, al momento, vede i maschi trainare di più, anche come tattiche economiche, quando invece anche le donne possono farlo. Non ci dovrebbe essere, ma è una tematica che nella realtà esiste. Anche se sta aumentando notevolmente la schiera di donne a capo di imprese, c’è anche da dire che molto spesso sono prestanome e non hanno un ruolo determinante. Però le cose stanno cambiando, o almeno ce lo auguriamo.
D: Come è stato creare una start up che produce prodotti legati al piacere in un’Italia che ha ancora tanti tabù e pregiudizi? Non deve essere stato semplice...
R: Non lo è stato e non lo è. È una sfida, perché la mentalità italiana, soprattutto al Sud, è ancora un po' più in ritardo. Molte persone non lo vedono come un lavoro, ma in realtà è una vera e propria azienda, che lavora come qualsiasi altra azienda. C’è difficoltà a raccontarlo. Essendo donne che lo fanno, è ancora più difficile, perché le persone non riescono ad approcciarsi a questo tipo di tematiche. Il nostro Paese ha sempre visto il sesso come una cosa sporca, cattiva, come un qualcosa che ricade anche nella violenza, nell’essere animale.
Invece è una delle cose più naturali dell’essere umano, perché fa parte delle funzioni normali della persona. [...] Noi raccontiamo un altro modo di piacersi, di stare bene con se stessi e con il proprio corpo. C’è grande difficoltà quando si raccontano queste cose perché c'è spesso un umorismo becero in giro, si cade a volte nelle offese e nel volgare. In questo campo, soprattutto se si è donne, si viene visti in un modo un po' degradato. Piano piano stiamo cercando di raccontarlo con delicatezza, in maniera più elegante, ma più intrigante e questo non ricade in quello che siamo abituati a vedere quando si parla di queste tematiche.
È un po' un mix tra tradizione e mentalità: porta una visione degradante della donna parlando di piacere, ma anche la visione perversa, cattiva di una donna, che invece magari è solo più aperta. Questo ci fa pensare dato che quella è aperta, possiamo fare, dire e questo ricade su stupri, violenze. Il problema è che non esiste un'educazione al piacere. Se guardi i porno, se sei libera sessualmente vieni vista male. Nel nostro Paese non esiste per niente questa educazione.
D: Lo sviluppo di una comunità tutta al femminile che parla di sesso, di piacere, che si fa portatrice dello scardinamento del paradigma è una cosa molto interessante. In un pezzo diciamo che il sesso si fa ma ancora se ne parla troppo poco e male.
R: Esattamente. Penso che cosa migliore non si potesse scrivere come introduzione. Purtroppo, è questo il grande problema: viviamo in un Paese che, nonostante venga definito laico, non lo è nella realtà e queste cose possono dare fastidio. Se potessimo educare in modo giusto ai sentimenti, alla sessualità, al piacere, tutto andrebbe in modo differente.
Ad esempio, anche da un punto di vista della protezione. Anche se sono preservativi maschili la comunicazione è pensata per le donne. Molto spesso sembra che le donne non possano comprare preservativi, in realtà è sbagliato: avere in borsa dei preservativi permette di avere rapporti protetti, che ci permettono di stare tranquille. Il problema è che la maggior parte delle persone non ha mai utilizzato preservativi, soprattutto le nuove generazioni.
Questo credo derivi dal fatto che nessuno gli abbia mai spiegato quanto sia importante l’uso del preservativo, che non è legato solo alla gravidanza indesiderata, né solo al rischio di HIV. Ci sono mille altre problematiche che intaccano la donna: dai condilomi che portano al tumore all’utero ad altre cose. Sono cose che i giovani non conoscono, ma non è colpa loro: i ragazzi non dovrebbero autonomamente cercare queste cose, dovrebbe essere la società a fare prevenzione, così come si fa prevenzione su mille altre cose. Se non facciamo questo sarà ancora molto difficile parlare di sessualità e di come viverla bene. È tutto un insieme di cose che ci portano a essere retrogradi, lenti e pieni di problemi.
D: Qui Twilo si inserisce perfettamente con tutti i prodotti presenti nello shop: preservativi, vibratori piccoli, discreti, con tutta la ricerca e lo studio che c’è dietro lo sviluppo del prodotto. Vorrei sapere come definiresti il piacere in 3 parole e perché proprio queste.
R: Prima di tutto libero. Non voglio ricadere nei vecchi canoni degli anni ’70. Intendo libertà della persona di sentirsi tranquilla, di poter vivere tutto questo senza che sia una vergogna o una colpa, senza renderci schiave di una società che fa sentire sbagliati. Quindi, libertà come tranquillità di ricercare il proprio piacere sessuale e capire cosa ci piace.
Poi gioco, scherzo, o meglio leggerezza. Parlo di un modo di approcciarsi alla vita più entusiasta, aperto, anche verso le altre persone. Avere quella cosa in più che permette di divertirsi con un’altra persona, dà piacere, sorriso, che mette gioia e fa stare bene.
Poi direi sicuramente ricerca. È la parola alla base del nostro brand. Lavorare in modo che ogni prodotto che andiamo a lanciare sia sempre più vicino alla persona. Un mix tra quanto detto prima e la parte di design e innovazione, di ricerca tecnologica.