Notte di orrore nel carcere di Sanremo dove Alberto Scagni, detenuto per l'assassinio di sua sorella Alice, è stato massacrato di botte dai suoi compagni di cella.
Salvato dall'intervento della Polizia penitenziaria, Scagni è stato immediatamente trasferito in ospedale date le condizioni piuttosto serie riportate a seguito del pestaggio.
Come riportato dall'avvocato Fabio Anselmo, infatti, Scagni avrebbe subito un tentativo di strangolamento e sarebbe stato colpito più volte al viso con degli sgabelli riportando fratture così importanti da rendere necessario un intervento di chirurgia maxillofacciale.
La gravissima aggressione (nei fatti un vero e proprio sequestro) subita da Scagni nel reparto "detenuti protetti" del carcere di Sanremo ha sollevato oggi le forti proteste del segretario regionale del Sappe, Vincenzo Tristaino, il quale da tempo denuncia l'invivibilità delle condizioni del carcere di Valle Armea a causa del cronico sovraffollamento della struttura.
Per capire in quali condizioni si sia verificata l'aggressione nel carcere di Sanremo ad Alberto Scagni, detenuto per l'omicidio di sua sorella Alice, la redazione di TAG24 ha contattato proprio il segretario del Sappe per la Liguria, Vincenzo Tristaino, il quale ha risposto alle nostre domande in questa intervista esclusiva.
Segretario Tristaino, si è già ricostruito esattamente quanto accaduto ieri notte nel carcere di Valle Armea a Sanremo?
«In questo momento l'Autorità giudiziaria si sta occupando di ricostruire quanto avvenuto. Quello che posso sicuramente confermare, tuttavia, è che ieri notte si è verificato un fatto davvero grave nel carcere di Sanremo.
All'interno di una cella due detenuti hanno sostanzialmente preso di mira il loro compagno, Alberto Scagni, aggredendolo brutalmente fino a procuragli delle lesioni davvero molto pesanti.
Queste torture nei confronti di Scagni sono durate circa un paio di ore fino all'intervento prima del vice Comandante e poi del Direttore, insieme al Comandante di un'altra Casa circondariale vicina e l'Autorità giudiziaria.
A fare spese della violenza verificatasi, poi, anche il collega della Polizia penitenziaria che intervenendo per salvare la vita al detenuto si è fratturato le costole».
L'aggressione, dunque, si è verificata fra compagni di cella?
«Sì, esatto. Il principale problema degli istituti penitenziari in Liguria - e in tutta Italia - è il sovraffollamento carcerario.
L'istituto di Sanremo dove è avvenuto questo fatto, ad esempio, versa in una condizione molto difficile con 290 detenuti presenti a fronte di una capienza di 225 unità. Tra questi, ci sono tanti detenuti psichiatrici ed è davvero difficile cercare di sistemarli tutti nelle condizioni che sarebbero opportune.
Noi del Sappe da tempo stiamo denunciando questa problematica alla politica e alle amministrazioni, purtroppo senza ricevere risposte».
Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha denunciato qualche settimana fa le problematiche inerenti alla carenza di dotazione tecnologica fornita alla Polizia penitenziaria.
«Assolutamente, è questa la verità. Gli agenti non hanno dotazioni idonee ad affrontare alcuni eventi critici e per questo non poche volte si fanno male, anche perché i detenuti spesso riescono a crearsi delle arme rudimentali.
Intervenire in queste condizioni, capisce, è davvero difficile».
Segretario Tristaino, in un comunicato di oggi lei ha duramente criticato anche "l'inerzia della direzione della casa circondariale di Sanremo, che sta facendo orecchie da mercante su tutto quando sta accadendo al suo interno". Ci spiega cosa intende?
«Ci sono delle criticità che da tempo sono state segnalate alla direzione di Sanremo. Da questo nasce, dunque, la mia rabbia: come sindacato noi facciamo il possibile per trovare delle soluzioni e avanzare delle proposte. Dall'altra parte occorre però ci sia ascolto, altrimenti diventa tutto inutile. Diciamo che è stato uno sfogo».
Quali problemi specifici riscontra nel carcere di Sanremo, oltre il sovraffollamento che riguarda purtroppo tutti gli Istituti di detenzione italiani?
«Sicuramente qui a Sanremo c'è un tema di carenza di organico importante che, unita alla condizione di sovraffollamento, produce risultati certamente non positivi.
I vertici dell'Istituto devono trovare una soluzione a questi problemi, anche con una riorganizzazione e ottimizzazione del personale che è a disposizione.
I problemi certamente esistono, ma le responsabilità non possono essere sempre scaricate altrove. Occorre trovare delle strade per far funzionare le cose, altrimenti i risultati saranno sempre gli stessi».
Quanto sono frequenti episodi come quello avvenuto ieri notte ai danni di Scagni?
«Purtroppo si verificano episodi di ogni tipo. Qualche giorno fa un detenuto è salito sul tetto per protestare per questioni futili. Alle volte questi episodi si esauriscono così, altre volte diventano pretesti per agitazioni più ampie.
Purtroppo sappiamo che le condizioni sono difficili per via del sovraffollamento, ma allo stesso tempo dobbiamo fare in modo che la violenza dei detenuti nei confronti del personale di Polizia penitenziaria cessi».
Come sta il collega ferito ieri?
«Ventuno giorni di prognosi per le costole fratturate. Si esce per andare a lavorare e si torna in queste condizioni a casa.. capisce che non è facile».
Gli agenti di polizia penitenziaria hanno una copertura sanitaria?
«Sì, ma i segni restano..».