Filippo Turetta ha già confessato di aver ucciso l'ex fidanzata Giulia Cecchettin, ma nel corso dell'ultimo interrogatorio, tenutosi davanti al pm di Venezia Andrea Petroni, ha sostenuto più volte di non sapere cosa gli sia scattato nella testa, come se il suo fosse stato un gesto improvviso, non voluto né premeditato: stando alle ultime notizie, la sua difesa potrebbe decidere, per questo, di puntare sull'omicidio preterintenzionale.
L'omicidio preterintenzionale si distingue dall'omicidio volontario per la mancata intenzionalità di chi lo mette in atto: nel primo caso, in pratica, l'autore del reato uccide senza averne la volontà, mentre percuote o lede la vittima.
È ciò su cui potrebbe puntare nel corso del processo la difesa di Filippo Turetta, il 22enne finito in carcere per aver ucciso l'ex fidanzata Giulia Cecchettin a Vigonovo, in provincia di Venezia, dopo aver richiesto nei suoi confronti una perizia psichiatrica.
Benché abbia ammesso le proprie responsabilità, il giovane, infatti, ha sempre riferito di non voler arrivare all'omicidio quando, la sera dell'11 novembre scorso, aggredì la ragazza in "due atti di inaudita ferocia", come li ha definiti il gip, facendola morire dissanguata.
Stando alle sue parole, avrebbe solo voluto trattenerla in auto, sequestrarla, perché lei aveva provato a fuggire. Una versione dei fatti che secondo l'accusa non starebbe in piedi. Sul corpo di Giulia, nel corso dell'autopsia, sono state infatti riscontrate tra le 25 e le 30 coltellate, di cui una, mortale, all'aorta.
L'omicidio cioè è stato particolarmente brutale, tanto che al giovane potrebbe anche essere riconosciuta l'aggravante della crudeltà. Diversi elementi, poi, farebbero pensare a un'azione pianificata. Nella sua auto, quando è stato fermato, sono stati ritrovati dei guanti, una sim prepagata, denaro in contante e un coltello da cucina.
Ma sembra che con sé avesse portato anche dello scotch acquistato online 48 ore prima e dei sacchi neri per l'immondizia, quelli usati per coprire il corpo della giovane, rinvenuto nei pressi del lago di Barcis a diversi giorni dall'inizio delle ricerche, dopo la denuncia di scomparsa presentata dal padre.
Al momento Turetta è accusato di sequestro di persona e omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo. Oltre all'aggravante della crudeltà potrebbe vedersi riconoscere anche quella dei motivi abietti, di cui di recente hanno parlato i legali che assistono la famiglia Cecchettin, e quella della premeditazione, appunto.
Il 22enne rischia quindi una condanna a 30 anni. Con il riconoscimento dell'ultima aggravante, addirittura l'ergastolo. Se la difesa decidesse di tentare la via del preterintenzionale, il massimo della pena sarebbe invece di 18 anni, il minimo 10.
Secondo il gip Benedetta Vitolo la volontà di uccidere è "palese", data "la modalità dell'aggressione" ripetuta. Dopo aver colpito Giulia in un parcheggio a 150 metri dalla sua abitazione, Turetta l'avrebbe infatti aggredita una seconda volta, mortalmente, nella zona industriale di Fossò.
Erano da poco passate le 23.30 dell'11 novembre. Un quarto d'ora prima un testimone li aveva visti litigare in auto e, preoccupato, aveva allertato i carabinieri, che però, non avendo percepito la gravità della situazione, avevano dato priorità ad altri interventi.
Il giovane si sarebbe poi dato alla fuga a bordo della sua Grande Fiat Punto. Sarebbe stato fermato una settimana dopo su un'autostrada tedesca, ormai allo stremo delle forze, crollando davanti agli agenti. In carcere a Verona continua a ripetere di non sapere cosa gli sia scattato nella testa e di "voler pagare" per ciò che ha fatto. Eppure sono in tanti a credere che sapesse perfettamente cosa e come farlo.